Un giudice federale ha ammesso che le dichiarazioni pubblicitarie di Apple sulla resistenza a schizzi e polvere di iPhone 13 potrebbero fuorviare l’utente, tuttavia ha anche rigettato la Class Action che intendeva andare a fondo sulla vicenda.
Secondo i querelanti, la pubblicità di Apple decantava con troppa enfasi la capacità di iPhone di resistere al contatto coi liquidi, lasciando credere che il telefono sia in qualche modo water resistant. Cosa che non ‘è, tant’è che la garanzia non copre i danni causati dal contatto coi liquidi fin dai tempi di iPhone 7.
Ma se sulla pagina italiana delle specifiche di iPhone 13 Pro Max si parla più cautamente di “Resistenza a schizzi, gocce e polvere”, su quella statunitense si fa esplicita menzione a capacità “Water, and Dust Resistant.” Cosa che, per i due querelanti che hanno dato il via alla Class Action, sono costituiscono una rappresentazione “falsa e ingannevole” della realtà che Apple userebbe per giustificare un prezzo che è considerato superiore “a quello della media degli smartphone.”
Tuttavia, la giudice distrettuale Denise Cote di Manhattan non la pensava così. E sebbene sia vero che “le pubblicità di Apple potrebbero ingannare i consumatori, non si è dimostrato che i loro iPhone fossero danneggiati dal ‘contatto da liquidi’ che Apple prometteva avrebbero sopportato.” Insomma, mancavano prove concrete a sostegno della tesi, e pertanto, la Class Action è stata rifiutata.
Ciò significa che questa istanza non potrà più essere avanzata in futuro, almeno negli Stati Uniti. Il che è quanto meno curioso, se consideriamo che proprio nel nostro Paese, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha già comminato a Cupertino una multa di 10 milioni di Euro per pratiche commerciali ingannevoli e aggressive relativamente ai messaggi promozionali che incensavano la resistenza all’acqua dei suoi smartphone.