Da una parte il mondo Android si affanna a copiare una falla nel design, e dall’altro Apple lavora per far scomparire da iPhone X il suo elemento più caratterizzante: il controverso intaglio frontale nel display. Storia di un incessante copia-incolla.
Diciamolo subito, onde evitare flame indesiderati. Non è che Android copi la qualunque da Cupertino, né si può negare che talvolta anche Apple si ispiri alla concorrenza. È un bene che le idee migliori, opportunamente declinate, approdino sull’una o l’altra piattaforma: è accaduto con Modalità Notturna e col PiP e in qualche caso abbiamo perfino auspicato un processo inverso di osmosi delle innovazioni da Android a iOS.
Ma qui succede qualcosa di molto diverso. Ecco o punti principali della vicenda, poi ognuno li unisca come meglio crede.
Apple lancia iPhone X, col design che tutti conosciamo, amiamo o odiamo; ma che in nessun caso lascia indifferenti. L’intaglio –Notch in inglese- serve a incastonare i sensori frontali, a scapito però dello spazio utile nel display. Un compromesso reso necessario dall’impossibilità di infilare la fotocamera sotto al pannello OLED. Come dire, un difetto di design, un periodo di transizione, in attesa della tecnologia che permetterà di trasformare iPhone nel sogno proibito di Jonathan Ive: una tavoletta priva di elementi di discontinuità e pulsanti fisici.
Nel frattempo, nell’industria Android s’è consumata una gara a chi riusciva a proporre il primo smartphone con intaglio nel display; competizione vinta dal Leagoo S9 che vedete qui sotto.
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Bruciata la prima posizione, il secondo produttore Android si è inventato un nuovo premio, e se l’è pure autoassegnato: Asus ha lanciato ZenFone 5, lo smartphone Android con la Notch più piccola al mondo. Ben il 26% meno invadente di quella di iPhone X, ci tengono a precisare.
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E non è finita qui. Anche il venturo G7 di LG proporrà un incavo nel display, molto simile a quello dell’Asus. E una pletora di piccoli produttori cinesi ha già annunciato piani simili, nel tentativo di emulare iPhone X.
Tant’è Google -conoscendo i suoi polli- è dovuta correre ai ripari, e aggiornare Android P per supportare l’intaglio nel display nel suo sistema operativo mobile per i “più recenti schermi privi di cornice con intaglio per fotocamera e speaker.”
Ma il bello è a monte. Apple ha dovuto ripiegare suo malgrado su questo design dopo mesi di esperimenti infruttuosi per integrare il Touch ID direttamente nello schermo. Dopo diversi prototipi e successi alterni, alla fine ha abbandonato il progetto per abbracciare il riconoscimento facciale del Face ID, e l’intaglio nella scocca serve proprio per ospitare questi sensori. Negli omologhi Android, invece, spesso non c’è alcun riconoscimento facciale e l’unico sensore biometrico (per le impronte digitali) è posto sul retro della scocca. Dunque, l’intaglio è un inutile vezzo estetico, o poco più.
E qui arriviamo alle nostre conclusioni. Fermo restando che il supporto alla Notch è solo una (e neppure la più importante) delle tante novità di Android P, fa sorridere che l’industria si accalchi per emulare un difetto di design. A maggior ragione se pensiamo che, nel mentre, a Cupertino si sperimenta la possibilità di eliminarlo del tutto: cosa che richiederà parecchie innovazioni tecnologiche, e soprattutto ancora qualche anno di attesa.