La pressione dell’Unione Europea si è fatta finalmente sentire: dal 1º gennaio 2015 l’Irlanda adeguerà le proprie leggi in materia fiscale al resto dei paesi dell’Unione. Sembrerebbe una notizia quasi banale se ciò non avesse grosse ripercussioni sulle multinazionali dello stampo di Amazon.com, Google e… Apple.
Con il nuovo anno, avrà termine il cosiddetto Double Irish, quell’artificio fiscale che ha permesso fin qui alle multinazionali di pagare pochissime tasse sugli utili registrati in Europa. La spinosa faccenda dell’elusione fiscale ha consentito ad Apple di evadere le tasse legalmente in tutti questi anni, permettendo così alla compagnia di Cupertino di risparmiare 74 miliardi di tasse nel periodo che va dal 2009 al 2012. In Irlanda, infatti, le aliquote vanno dal 2% allo 0,05% per le multinazionali che si appoggiano alle banche del paese.
Apple non è la sola ad aver approfittato del Double Irish: molte altre multinazionali “fanno le furbe” approfittando dei vantaggi fiscali che alcuni paesi garantiscono loro, paesi come l’Irlanda abbiamo visto, ma anche le Isole Canarie (una regione a statuto speciale per il governo spagnolo), la piccola Malta, la Serbia o l’Isola di Man. Da poco invece è uscita San Marino dalla lista dei paradisi fiscali.
La UE minacciava una maximulta per chi evadesse le tasse dei paesi dell’Unione spostando i profitti nelle filiali in paradisi fiscali, ma apparentemente il governo irlandese si è tirato fuori, cercando di evitare possibili sanzioni.
Il ministro delle finanze Michael Noonan (a destra nella foto, con il suo omologo francese Pierre Moscovici) ha annunciato il cambio di rotta: il Double Irish non sarà più possibile per le società che si volessero stabilire a partire dal 2015 in Irlanda, mentre quelle che già ci sono avranno invece tempo fino al 2020 per adeguarsi al nuovo sistema, dichiarando gli utili nei paesi dove questi sono registrati.