Nel variegato panorama dei download digitali musicali a stelle e strisce, Apple detiene ancora il 63% di market share, in calo rispetto al 66% del 2010. Amazon, però, non sta a guardare e stavolta è arrivata al 22%, in netta risalita rispetto al 13% di tre anni fa. Si stima che nel corso dell’anno passato, circa 44 milioni di americani abbiano acquistato almeno un brano online e, curiosamente, questo è un dato che non ha subìto grosse variazioni nel corso degli ultimi 3 anni.
Nella ricerca di NPD, tradotta per comodità, si legge:
“Sin dal lancio dell’iTunes store di Apple, i download digitali musicali sono diventati la fonte di sostentamento principale per l’industria della musica, con iTunes che continua a restare il rivenditore dominante” ha affermato Russ Crupnick, il vice presidente senior dell’analisi d’industria presso NPD.
“C’è una credenza che i consumatori non abbiano bisogno di acquistare la musica a causa delle opzioni di streaming disponibili, ma la verità è che quelli che usano molto lo streaming poi comprano più musica in download.”
Si tratta di un punto su cui Steve Jobs non volle cedere nella trattative con le etichette (ricordate? “People want to own their music,” diceva), ma che ora appare un po’ meno granitico, soprattutto alla luce del successo di servizi come Spotify o Pandora. Infatti il possesso della musica, spiega NPD, è rilevante solo per il 38% degli utenti iscritti a Pandora, Spotify e analoghi; il 41%, invece, sostiene di aver acquistato almeno un brano dopo averlo scoperto in streaming su una di queste piattaforme.
Ecco perché non sorprende che Apple, con una piroetta della coerenza, si sia messa in testa di lanciare una sorta di iRadio on demand che potrebbe arrivare già tra qualche settimana. Dopo un estenuante tira e molla sui prezzi andato avanti per moltissimi mesi.