In un interessante studio, Katy Huberty della Morgan Stanley ha preso di petto la questione dell’iTunes Store, dei suoi 500 milioni di iscritti e soprattutto delle gigantesche potenzialità di sviluppo per il futuro. Come base utenza, quella della mela si mangia i 200 milioni di account Amazon ed è seconda soltanto al miliardo di iscritti di Facebook.
Nel 2012, Apple è cresciuta del 55%, e i suoi utenti hanno generato una quantità di utili per account irraggiungibile da parte dei competitor diretti; e coi tassi di adozione dell’accoppiata iCloud/iTunes Match e l’altissimo grado di fedeltà dell’utenza, può davvero sperare di fare anche meglio. I campi in cui si prevede un’espansione nell’immediato sono tre, e tutti egualmente fondamentali.
È da tanto che si parla dell’ipotesi che la mela entri nel settore dei pagamenti in mobilità, e questo per una serie di ragioni molto valide. Gli account iTunes/App Store sono legati alla carta di credito dell’utente, né più né meno che su Paypal. Assieme all’hardware giusto (magari un chip NFC nell’iPhone), potrebbero facilmente trasformarsi in strumenti di microcredito e pagamento. E considerate che negli Apple Store fisici, anche quelli italiani, fare shopping con l’iPhone è già una realtà; quindi, checché ne dica ufficialmente Tim Cook, la cosa ha molto senso.
Lo streaming musicale on demand, ribattezzato a furor di popolo iRadio, potrebbe generare nelle casse di Cupertino qualcosa come 1 miliardo di dollari in più di fatturato, contando sia gli abbonamenti che gli introiti derivanti dalla pubblicità. Un vaticinio che sarà facilmente verificabile tra un annetto, visto che oramai -al netto di sorprese last second- un servizio del genere dovrebbe essere lanciato tra pochi giorni al WWDC 2013.
Ma una grande opportunità latente sta anche negli introiti pubblicitari di iAd, la piattaforma di pubblicità mobile sviluppata da Apple per iOS, lanciata nel 2010 e tutt’oggi scarsamente profittevole. Coi giusti accorgimenti, si potrebbe valorizzare di più l’enorme patrimonio di utenza esistente, e monetizzarlo con un ragionevole sforzo:
Gli sviluppatori potrebbero potenzialmente addebitare tariffe più alte rispetto alle impressioni sugli altri dispositivi, visto che Apple potrebbe offrire un targeting migliore dell’utenza inferendo le informazioni dall’hardware (GPS, accelerometri, bussola digitale e giroscopio), dal software (Sistema Operativo e alcune app), da iTunes e l’App Store, dai profili utente e dallo storage Cloud. Ovviamente, alcuni dei dati saranno conservati in modo anonimo e Apple dovrà chiaramente specificare quali di questi sono raccolti e per quali fini.
In effetti, qualcosa si sta già smuovendo con un “cambiamento di fuoco in iAd per rafforzare il servizio musicale” e prepararlo al debutto di iRadio. Pare addirittura che Apple sia già impegnata nelle negoziazioni con le principali agenzie pubblicitarie per un rilancio del servizio. E meno male che mancano solo pochi giorni alla verità, o almeno a una parte di essa.