Giusto ieri si era sparsa la voce -diffusa dal Wall Street Journal, intendiamoci- che Apple avesse quasi dimezzato gli ordini relativi alla componentistica dell’iPhone 5. In realtà, argomentano gli analisti, si tratterebbe semplicemente di “non notizie” e di “rumore.”
I rumors Apple-centrici non sono semplicemente il passatempo di blogger e appassionati; ogni volta che Digitimes o quel che è rilancia un’indiscrezione, i mercati borbogliano e sussultano, reagiscono con entusiasmo o si annichiliscono e non di rado producono cocenti delusioni. Subito dopo l’annuncio del presunto taglio alla componentistica ordinato da Cupertino (causato da una “domanda inferiore alle aspettative”), infatti, le azioni Apple sono drasticamente calate al di sotto dei 500$. Il fenomeno, tuttavia, può avere tranquillamente altre spiegazioni.
Ed ecco perché Mark Moskowitz di J.P. Morgan liquida il capitombolo in Borsa come “rumore di fondo” buono solo ad alimentare gli eccessi degli investitori. A suo dire, i tassi di produzione industriale -e dunque i margini lordi per prodotto- stanno semplicemente aumentando, e questo spiega le minori necessità di componentistica:
“A nostro modo di vedere, i tagli potenziali agli ordini sono il risultato diretto di miglioramenti nell’efficienza produttiva in seguito al rapidissimo roll-out dell’iPhone 5, dei Mac e degli iPad.”“
E in effetti, se ricordate, al momento del lancio l’iPhone 5 era funestato da molti problemi in fase di assemblaggio, tanto che Foxconn è stata costretta a chiedere e ottenere un rallentamento dei ritmi di lavoro su spinta dei dipendenti stessi.
Dello stesso avviso di J.P. Morgan è anche Maynard Um, analista senior di Wells Fargo, secondo cui si tratterebbe semplicemente di “non notizie.” Anzi, è sua impressione che ad essere completamente fuori strada siano addirittura le premesse; i 65 milioni di display per iPhone 5 consegnati a marzo, a suo dire, sono nientemeno che “irrealistici.”