La Russia ha “proposto” a Apple e SAP di fornirle l’accesso al codice sorgente -e dunque alle fondamenta e ai segreti delle tecnologie di Cupertino-. Una misura che si rende necessaria per assicurarsi che prodotti molto diffusi nel paese non vengano utilizzati per spiare le attività di governo e le istituzioni.
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Proprio nel bel mezzo dell’accesa discussione sulle sanzioni dell’Europa e degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina, il ministro delle telecomunicazioni russo Nikolai Nikiforov si è incontrato col General Manager di Apple Peter Engrob Nielsen per discutere della questione.
“Le rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 e le dichiarazioni dell’intelligence USA che sono seguite riguardo l’irrobustimento della rete di vigilanza sulla Russia nel 2014,” ha spiegato Nikiforov, “ci hanno costretto a porci delle serie domande riguardo l’affidabilità del software e dell’hardware stranieri.” Il riferimento è allo scandalo delle backdoor nei software di crittografia ufficialmente appoggiati dal governo a stelle e strisce, e che avrebbe permesso il controllo diretto dell’attività degli iPhone di alcuni utenti.
Ufficialmente la richiesta russa è volta alla tutela della privacy dei cittadini e delle imprese del paese, oltreché del governo; Apple e SAP, invece, temono che con l’occasione vengano rubati segreti industriali e divulgate a concorrenti informazioni riservate, senza contare i rischi legati alle attività di spionaggio che potrebbero conseguirne.
I prodotti delle società che si sottrarranno alla cooperazione con la Russia si guadagneranno automaticamente un “futuro incerto,” e di sicuro non potranno più essere implementati all’interno delle strutture governative. Apple e SAP si sono trincerate dietro un granitico no-comment, ed è probabile che almeno in un primo momento tenteranno una sorta di mediazione con diniego soft; il fatto è che esiste già un precedente: quello di Microsoft. Sin dal 2003, infatti, il governo russo di accordò con Redmond perché condividesse il codice sorgente di Windows e di tutti gli altri prodotti con una società di terze parti, Atlas, che poi avrebbe riferito i risultati della propria indagine direttamente al Ministero. E considerata la storica riservatezza della mela, questo sarà un boccone molto indigesto da mandar giù.