Con il ritorno di Steve Jobs, la missione di Tim Cook come facente funzioni di CEO potrebbe considerarsi conclusa: il fondatore dovrebbe riassumere la guida dell’azienda ed il COO tornerebbe a fare il suo mestiere, ovvero il direttore delle operazioni.
Le cose, però, potrebbero non andare in questo modo, e sono 2 gli ulteriori scenari che si prospettano per il futuro della dirigenza di Cupertino.
Il lavoro svolto da Cook in questi mesi ha suscitato grande interesse nella Silicon Valley: l’ex manager di IBM e Compaq è sempre stato apprezzato per le sue doti gestionali, è sempre stato considerato “uno bravo”, ma in pochi credevano che fosse in grado di gestire da solo una grande azienda.
Cook, invece, ha dimostrato di esserne più che capace: in 6 mesi ha accontentato investitori, clienti e dipendenti, e portato a casa vendite e dividendi. Alcuni sussurrano che non abbia fatto per nulla rimpiangere un certo SJ.
Alla luce di questo molte aziende hanno tentato di approcciare Cook per sondare la sua disponibilità a trasferirsi verso altri lidi. Già Dell e Motorola, due colossi in crisi, avevano tentato di ingaggiare il COO di Apple negli anni scorsi, ma senza successo.
Sembra, infatti, che Tim Cook non abbia nessuna intenzione di lasciare Infinite Loop ma, altrettanto, sembra che non sia destinato a rimanere solo come capo delle operazioni.
Indiscrezioni di MSNBC riportano che il board di Apple abbia preso atto della volontà (necessità?) di Steve Jobs di allentare il proprio impegno: l’idea, che circola ormai da tempo, è quella di uno Steve Jobs presidente, una carica mai assegnata prima a Cupertino, e Tim Cook CEO.
In questo modo si salverebbero, come si suol dire, capra e cavoli: rimarrebbe presente l’immagine di Jobs, e rimarrebbero anche la concretezza e la professionalità di Cook.
Nessuno parli, però, di passaggio di consegne: difficile credere che Steve Jobs accetterebbe di non essere reso partecipe del processo decisionale.