E’ una voce diversa, nuova, quella che risuona dal palco dello Yerba Buena Center di San Francisco. Una voce che non è semplicemente rotta dall’emozione di un minuto di standing ovation, ma racconta una storia, un’avventura umana che supera di gran lunga le sfide del business, della comunicazione, del marketing.
E’ una voce che agli osservatori più anziani, coloro che seguono le cose di Apple da qualche lustro e cominciano ad avere qualche capello bianco sulla testa, ricorda la metà degli anni’90.
Ricorda l’umiltà e la determinazione con cui Steve Jobs trasformò il fallimento commerciale di NeXT, l’azienda che aveva fondato dopo aver abbandonato Cupertino a metà degli anni ’80, in un arrembante marcia di salvataggio e rifondazione.
Allora, grazie al supporto di ex-nemici e di amici, Jobs rimise in discussione la storia personale di migliaia di persone fornendo loro nuovi stimoli e una visione del futuro talmente forte da non avere precedenti nella storia della Silicon Valley.
Capì, e riuscì a trasmettere con straordinaria energia, che il futuro non poteva passare per i soli bit e byte, ma doveva essere alimentato da una filosofia rivoluzionaria, da una visione totalmente nuova del mondo e del business.
Apple non solo doveva ricominciare a fare i prodotti più belli e migliori, ma doveva trasmettere ai propri clienti un nuovo modo di utilizzarli.
Un Mac non era semplicemente uno strumento di lavoro o svago, ma un mezzo per tradurre in fatti la propria creatività, per trarre piacere dalla fredda esperienza informatica, per restare in contatto con i propri cari.
Uno strumento complesso per semplificare la vita di tutti noi, il mezzo migliore per tirare fuori il meglio dalle persone.
Qui risiedeva quella filosofia che si sarebbe tradotta in una delle più importanti campagne di marketing della storia: Think Different. Non voleva essere una filosofia di prodotto, ma una filosofia di vita. Pensare in modo creativo e non lineare, raggiungere il proprio obiettivo non seguendo la strada più breve o più produttiva, ma quella più ricca di stimoli ed idee.
Oggi c’è sicuramente più stanchezza, in quella voce, c’è un dramma personale e una testimonianza importante: una lezione di vita che prescinde dal lancio di nuovi prodotti, di line-up natalizie e strategie per l’e-commerce. Nei primi 3 minuti della presentazione c’è l’intera storia di una persona che ha fatto la storia di questo mondo, che è caduto, si è rialzato, ha vinto, ha perduto, ha sconfitto i propri demoni, ha affrontato le proprie debolezze.
C’è la storia di tantissime persone che, come Steve Jobs, vivono grazie alla generosità del prossimo, e che sentono la responsabilità di essere all’altezza del privilegio che hanno avuto, del sacrificio di cui hanno beneficiato.
Cercano di vivere meritandoselo, per guadagnarsi quella legittimazione che noi tutti diamo per scontata.
C’è chi sicuramente criticherà questo corsivo, ritenendolo retorico e, soprattutto, eccessivo in un contesto, il nostro, in cui fondamentalmente si parla di processori, telefonini, servizi, software.
Costoro, dimenticano, tuttavia, che dietro a quei processori, quei telefonini, quei servizi e quei software, non ci sono solo freddi chip, aridi sensori e scarne righe di codice: ci sono persone, ognuna delle quali con la propria dedizione, il proprio entusiasmo, la propria voglia di emergere e fare qualcosa di importante, qualcosa che conti nella propria vita.
E questo, non scordiamolo mai, non è limitato alla sola Apple Inc., non è nemmeno limitato al solo mondo dell’IT e alla Silicon Valley, ma vale per ogni piccolo ambito commerciale, produttivo ed istituzionale del mondo.
Il merito di Steve Jobs ed Apple è, semmai, quello di essere stati in grado di trasmettere tutto questo attraverso i propri prodotti, il proprio business; ma indipendentemente dal nostro gradimento per i prodotti con la mela, anche e soprattutto se non dovessimo mai compare un iPod, un iPhone, un Mac, l’insegnamento, la testimonianza, sono lì, gratuiti, alla portata di tutti.
Sta a noi coglierli, e trasferirli nella nostra esperienza personale.