Se possedete azioni Apple ve ne sarete certamente resi conto: nel giro di pochi giorni, sono precipitate fino a sfiorare i 500$. Ora sono posizionate grossomodo sui 511,81$, ma il crollo è stato davvero pesante, perfino più pesante di Hewlett-Packard e Research In Motion messe assieme. Il che è tutto dire.
Sulle ragioni del disastro in Borsa esistono molte teorie, ma è probabile che BusinessInsider abbia azzeccato il mix giusto. Tra le concause del cattivo andamento delle azioni Apple c’è sicuramente il taglio degli ordini sul fronte iPhone nel primo trimestre 2013, i recenti aggiornamenti di dispositivi e computer (che preludono ad una stagnazione di novità nei prossimi mesi), i ritardi su iTV e i cambiamenti fisiologici del mercato, oramai sempre più spinto dalla domanda di dispositivi a basso costo. Se poi a questo aggiungiamo le fisime sull’era post-Jobs e il fatto che magari qualcuno ha iniziato a vendere per monetizzare la crescita mostruosa degli ultimi anni, il quadro è piuttosto completo.
Ciò che colpisce più di tutta la vicenda, tuttavia, è la dimensione smisurata del capitombolo, o per meglio dire commisurata alla crescita spasmodica cui abbiamo assistito. Facendo un po’ di conti, è facile comprendere perché parliamo d’un disastro vero e proprio, almeno nel breve periodo:
Negli anni del picco (2000), le azioni HP -130 miliardi di dollari complessivi- valevano 65$ l’una; ora siamo a 14$ con capitalizzazione di 30 miliardi. Quindi, gli investitori HP hanno perso 100 miliardi di dollari dal 2000.
Negli anni del picco (2008), le azioni di RIM -70 miliardi di dollari- valevano 140$ l’una; ora siamo a 11$, con capitalizzazione pari a 6 miliardi. Quindi, gli investitori RIM hanno perso 65 miliardi di dollari dal 2008.
A settembre, Apple -660 miliardi di dollari- ha toccato il picco dei 700$ ad azione; ora siamo a circa 510$, con capitalizzazione pari a 485 miliardi di dollari. In totale, gli investitori hanno perso 175 miliardi di dollari.
Ovvero più di RIM e HP messe assieme. Una bella disfatta non soltanto per i risparmiatori e per chi gioca in Borsa, ma soprattutto per quegli analisti -ed erano tanti- che fino a poco tempo fa vaticinavano il superamento dei 2.000 dollari ad azione. Avevano ragione quelli di Forbes, quando, in piena controtendenza, suggerivano 5 ragioni per sbarazzarsi di Apple dal proprio portfolio titoli. E ancora ricordiamo la loro perla di saggezza: “I grafici non mentono. Se somiglia ad una bolla e si comporta come una bolla, è una bolla.”