Nuovo capitolo di una vicenda che va avanti già da qualche tempo. Gerard Williams III, ex ingegnere capo responsabile dello sviluppo dei chip di iPhone dall’A7 all’A12X, ha lavorato a Cupertino fino a febbraio 2019 per poi lasciare la società assieme ad un manipolo di altri colleghi e fondare Nuvia, una startup specializzata in progettazione di microprocessori. Da allora, non c’è stata pace.
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Tutto è iniziato a agosto dell’anno scorso, quando i legali di Tim Cook hanno fatto causa a Nuvia per violazione di contratto; contratto che impediva a Williams di dare inizio a attività che fossero direttamente correlate con il business di Apple. Da allora è iniziato un rimpiattino di accuse.
Williams ha infatti accusato l’altra di invadere la propria privacy e monitorare i suoi messaggi di testo, laddove Apple lo accusava di aver congiurato la creazione di Nuvia e adescato i colleghi mentre era ancora un dipendente.
A gennaio, Williams tentò di far respingere dalla Corte la causa intentata da Apple, ma senza riuscirci, e ora torna all’attacco accusando Apple di sottrarre dipendenti a Nuvia. In un recente articolo comparso su Bloomberg, infatti, si legge che Apple gli starebbe rubando la forza lavoro, con l’intento di “soffocare la creazione di nuove tecnologie e soluzioni di una nuova attività, e di sminuire la libertà degli imprenditori a caccia d’un lavoro più appagante” fino al punto di “impedire perfino i tentativi preliminari e legalmente coerenti di aprire una nuova società.”
E il problema di fondo è tutt’altro che di semplice soluzione. Perché se da una parte è legittimo che Apple tuteli i propri interessi dai dipendenti sleali, dall’altra non si può neppure pretendere con clausole prestabilite che, dopo aver progettato processori, un ingegnere debba finire a sfornare il pane al forno. Insomma, parliamo pur sempre di professioni altamente specializzate, in un mercato che non è infinito, ed è dunque facile -immaginiamo- imbattersi in sovrapposizioni. Vedremo come evolverà il caso, e aggiorneremo il post non appena emergeranno nuovi elementi.
Intanto, in assenza di prove dell’intenzionalità del dolo, il giudice ha già rigettato i danni punitivi formulati da Apple contro Williams, ma qualcosa ci dice che la storia non finisce qui.