Aggiornamento del 13 aprile 2016 – A cura di Rosario.
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Secondo quanto riportato dal giornale, gli hacker avrebbero fornito all’FBI le informazioni utili per creare un pezzo hardware esterno, usato successivamente dagli agenti per sbloccare il telefono usando il suo passcode. Il componente in questione sarebbe stato cruciale proprio per permettere all’FBI di provare a indovinare il codice d’accesso attraverso più tentativi, senza rischiare di cancellare il telefono.
La collaborazione tra i ricercatori in sicurezza e l’FBI sarebbe stata singola: il pagamento sarebbe quindi stato effettuato una sola volta per l’acquisto della soluzione, riuscendo così a ottenere il tool che in precedenza aveva richiesto ad Apple. Prima di esplorare questa strada, l’FBI aveva infatti chiesto ad Apple di creare una versione di iOS ad hoc che disabilitasse le funzioni di sicurezza del sistema operativo.
In questo caso dunque l’FBI non avrebbe sfruttato i servizi di Cellebrite, comunque nell’orbita delle collaborazioni delle autorità grazie a un contratto datato 21 marzo, lo stesso giorno in cui il Dipartimento di Giustizia USA ha chiesto alla corte che si occupava del caso di posticipare l’udienza con Apple. Secondo James Comey, direttore dell’FBI, il tool usato sarebbe compatibile solo con alcuni modelli di iPhone, che non includono il 5s e successivi.
Via | Macrumors.com
L’FBI ha sbloccato l’iPhone di San Bernardino con l’aiuto di una società israeliana
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Aggiornamento del 29 marzo 2016 – A cura di Rosario.
[related layout=”right” permalink=”https://www.melablog.it/post/189408/ios-9-3-problemi-dopo-laggiornamento-su-alcuni-ipad-vecchi”][/related]Dopo che l’FBI ha affermato ieri di aver avuto successo nel tentativo di sbloccare l’iPhone del killer di San Bernardino, in molti si sono chiesti come sia stato possibile senza l’aiuto di Apple. A quanto pare, le autorità americane hanno fatto comunque ricorso a una società esterna, che sarebbe riuscita a penetrare all’interno del telefono usato dal terrorista autore della strage avvenuta a dicembre scorso.
Dietro a questo successo ci sarebbe Cellebrite, compagnia israeliana specializzata nel trasferimento e nell’estrazione dei dati da smartphone. Secondo alcune indiscrezioni, la collaborazione della società andrebbe avanti già da anni con l’FBI, che nel 2012 avrebbe pagato a Cellebrite la bellezza di 2 miliardi di dollari. Le voci in merito si sono fatte più forti in queste ore, ma già se ne parlava dopo che nei giorni scorsi il Bureau aveva affermato di avere in piano nuovi tentativi per lo sblocco senza l’aiuto di Apple.
Al momento, né l’FBI né Cellebrite hanno confermato i report. Le domande a cui dare una risposta ovviamente non sono terminate, a partire dal metodo usato dalla società israeliana per sbloccare il telefono.
Tregua tra Apple ed FBI: il comunicato dell’azienda
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Aggiornamento del 29 marzo 2016 – A cura di Rosario.
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Com’era prevedibile dopo la tregua sancita dalla richiesta dell’FBI di lasciar cadere il caso legato allo sblocco dell’iPhone di San Bernardino, Apple ha pubblicato un comunicato all’interno del quale è racchiusa la reazione dell’azienda alle ultime notizie. Eccolo per intero:
“Sin dall’inizio, ci siamo opposti alla richiesta dell’FBI d’inserire una backdoor dentro iPhone perché credevamo fosse sbagliato e avrebbe creato un pericoloso precedente. Come risultato della richiesta del governo di far cadere il caso, nulla di questo è accaduto. Questo caso non sarebbe mai dovuto esistere.
Continueremo ad aiutare le autorità nelle loro indagini, come abbiamo sempre fatto, e continueremo a migliorare la sicurezza dei nostri prodotti visto che le minacce e gli attacchi ai nostri dati diventano sempre più frequenti e sofisticati.
Apple crede fermamente che le persone negli Stati Uniti e in tutto il mondo meritino la protezione dei loro dati, in sicurezza e privacy. Sacrificare uno per tutti gli altri metterebbe persone e nazioni di fronte a grandi rischi.
Questo caso ha sollevato problematiche che necessitano una conversazione a livello nazionale sulle nostre libertà civili, e sulla nostra sicurezza e privacy collettive. Apple resta determinata a partecipare a questa discussione.”
Come dicevamo, anche se al momento non ci sono altre indicazioni da parte del Dipartimento di Giustizia, per il momento possiamo parlare solo di tregua tra Apple e le autorità. In attesa che queste ultime muovano il loro prossimo passo.
Via | iClarified
L’FBI ha sbloccato l’iPhone di San Bernardino: è tregua con Apple
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Post originale del 29 marzo 2016 – A cura di Rosario.
Dopo un braccio di ferro durato settimane, la guerra tra FBI e Apple termina oggi. O quantomeno siamo di fronte a una tregua, dopo che il governo americano ha affermato ufficialmente di essere riuscito a sbloccare l’iPhone 5c appartenuto a Syed Rizwan Farook, uno degli autori della strage di San Bernadino.
La conclusione alla lotta tra la società americana e le autorità sarebbe ufficiale, visto e considerato anche il documento inviato alla corte, con il quale viene chiesto alla Corte Distrettuale della California che si occupava del caso di lasciar cadere l’ordine originale che chiedeva ad Apple di sbloccare il telefono.
Mentre i più curiosi possono trovare il documento in questione qui sotto, resterà da chiarire se il successo dell’FBI nell’operazione si tradurrà effettivamente nella fine delle discussioni che stanno interessando anche il Congresso. Allo stesso modo, ci saranno di sicuro domande relative a come il Bureau abbia fatto a penetrare all’interno di un iPhone che fino a ieri si credeva inespugnabile.
DOJ Requests SB iPhone Order Vacated by The Daily Dot
Via | Thenextweb.com