Generano enormi profitti, distribuiscono dividendi generosi agli azionisti e ricchi superbonus per i manager: i big dell’industria mandano a casa migliaia e migliaia di dipendenti, in un’emmoragia di licenziamenti che appare inarrestabile. Ecco invece perché Apple si distingue.
Licenziamenti a Gogo
Nelle ultime settimane, Amazon, Meta, Microsoft e Alphabet (Google), Wipro, Credit Suisse, Disney e molti altri hanno annunciato licenziamenti di migliaia di dipendenti, anche nel nostro paese. Amazon ha annunciato di voler licenziare 18mila persone in tutto il mondo mentre Meta pare ne voglia silurare 11mila. Microsoft prevede di licenziare circa 10.000 dipendenti nel 2023. Alphabet ha annunciato 12mila licenziamenti programmati. Ecco nel dettaglio cosa accade:
- Microsoft: Il piano globale annunciato lo scorso gennaio prevede il licenziamento di un totale di 10.000 dipendenti circa entro il 31 marzo 2023. A questi si aggiungono altri 689 lavoratori negli uffici di Redmond, Bellevue e Issaquah, negli USA.
- Car2Go: Nonostante continui a fare utili, la società ha annunciato licenziamenti anche nel nostro paese. Procedura di licenziamento attivata il 18 gennaio per 10 dei 32 dipendenti, tra tempi indeterminati e determinati, nelle sedi di Car2go Italia di Roma, Milano e Torino per «una riorganizzazione internazionale».
- Eventbrite: In Italia, il servizio di biglietteria online ha annunciato di voler far fuori circa l’8% della forza lavoro nel tentativo di “tagliare i costi tra le preoccupazioni di una recessione economica.” Alla notizia, le azioni della società sono aumentate di quasi il 3% a 9 dollari. Eventbrite ha riportato un aumento del 20% delle entrate nell’ultimo trimestre; le entrate 2023 saranno comprese tra i 312 milioni di dollari e i 330 milioni di dollari, rispetto ai 260,9 milioni di dollari del 2022.
- Amazon: Altri 9mila licenziamenti si aggiungono ai 18mila dell’anno scorso. Dopo le perdite per 2,7 miliardi di dollari dell’ultimo trimestre, le prime dal 2014, la società -una delle più ricche del pianeta- ha deciso di prepararsi alle “incognite economiche” del periodo storico razionalizzando le spese.
- Just Eat: Just Eat UK ha licenziato 1700 rider e si è pure rimangiata la parola sull’assunzione dei rider come dipendenti. Passo indietro dopo aver promesso loro ferie, contributi, malattia.
Perché Avviene?
Quando una grande azienda incontra difficoltà finanziarie, o anche solo prevede difficoltà, una delle prime cose che solitamente fa è cercare di ridurre i costi. E poiché una delle principali spese di un’azienda è rappresentata dal personale, ovvero i dipendenti, le aziende spesso decidono di licenziare parte dei dipendenti.
Così facendo, sperano di recuperare i guadagni che sono andati perduti a causa della contrazione delle vendite. I dipendenti rappresentano una voce significativa di spesa nell’azienda e il loro licenziamento può avere un impatto notevole sulla situazione economica complessiva; inoltre, il taglio dei costi di personale è un’azione che le aziende possono attuare rapidamente e facilmente, senza dover cambiare nulla nel prodotto o nel servizio offerto. È una scorciatoia conveniente (per loro) ma non per la società nel suo complesso.
Il grosso problema infatti è che queste scelte non riguardano solo i lavoratori, ma anche tutti gli altri attori del sistema economico e sociale. Ridurre il numero di dipendenti significa meno consumi e meno introiti per altri produttori e commercianti, e quindi un calo del PIL e un peggioramento della situazione economica generale. Inoltre, i lavoratori licenziati possono trovarsi in difficoltà economica, aumentando così i casi di povertà e il carico sui servizi sociali.
I manager, a cui vanno sempre ricche prebende e dividendi, si sperticano per spiegare che si tratta di scelte dolorose ma necessarie per la sopravvivenza dell’azienda stessa. Ma è davvero necessario ricorrere a questo drastico strumento ai primi tentennamenti dell’economia?
Apple Ragiona in Modo Diverso
Il contesto è innegabilmente difficile per tutti. Per dirne una, stamane è giunta la notizia che Apple ha dovuto addirittura interrompere la produzione di chip M2 all’inizio dell’anno, il che dà l’idea delle difficoltà oggettive. Eppure, a Cupertino nessuno è stato ancora mandato a casa. Perché?
Secondo Mark Gurman, “Apple sta tirando ogni leva possibile per tagliare i costi abbastanza da evitare di licenziare i dipendenti full-time”. L’idea di fondo è che eventuali licenziamenti di massa costituirebbero il segnale “che hanno commesso un errore strategico o che l’economia globale è in condizioni ancora peggiori di quanto la gente temeva.” Ed ecco perché l’azienda sta facendo di tutto per evitare i licenziamenti. Congelando ad esempio i bonus per i team aziendali che in precedenza lo ricevevano due volte l’anno; frenando il budget. Congelando alcuni progetti, tra cui nuovi dispositivi domestici come HomePod Video. “Per alcuni dipartimenti, i viaggi sono stati interrotti completamente per il prossimo futuro se non per motivi business-critical.”
Ma ci sono anche altre azioni che le grandi imprese possono adottare per superare periodi di difficoltà senza licenziare i dipendenti. Ad esempio, possono migliorare la loro produttività attraverso l’innovazione e l’efficienza, cercare di ampliare i loro mercati, investire in ricerca e sviluppo e in formazione sia del personale che dei dirigenti, sviluppare nuovi prodotti o servizi e cercare di entrare in partnership con altre aziende. E in questo senso, Apple Glasses potrebbe essere la soluzione che salva capra (fatturato) e cavoli (dipendenti).
Il succo è che parliamo di aziende che hanno prodotto fatturati simili ai bilanci di uno Stato, ed è necessario iniziare a imporre loro un’etica quando si tratta di gestire le congiunzioni economiche negative. Perché è troppo facile macinare utili –eludendo la tassazione– finché le cose vanno bene per poi scaricare le perdite sulla fiscalità generale al primo indizio di rallentamento dell’economia.
E intendiamoci, non è necessariamente tutto oro quel che luccica. Alcuni dipendenti della mela, ad esempio, adombrano l’ipotesi che Apple stia assumendo una linea più dura per convincere i dipendenti a dimettersi, risparmiando denaro all’azienda. Sembra ad esempio che i manager siano diventati più severi che sulla questione del lavoro in presenza, in luogo dell’amato tele-lavoro; e pare anche che Apple si sta sbarazzando del “tempo di malattia speciale” causa Covid, chiedendo al personale di usare invece la normale malattia (o di rinunciare alla paga). Ma i fatti sono che, in tempi di magra, Apple sia l’unica che ad oggi non abbia fatto cassa sulla pelle dei suoi dipendenti. E anche in questo, Cupertino si distingue.