Nei mesi scorsi, Lodsys aveva minacciato di denunciare tutti gli sviluppatori iOS che si avvalevano del meccanismo di Acquisto In-App poiché, a dire della società, tale feature era stata concessa in licenza alla sola Apple e non all’intero ecosistema. Apple, dal canto suo, nega su tutti i fronti, e a tal proposito ha iniziato a offrire tutela legale alle persone coinvolte, riuscendo persino ad ottenere di intervenire in Tribunale per sostenere le proprie ragioni. Ora però, le cose si sono messe un po’ male, e 150 sviluppatori hanno già ceduto e pagato.
In un post sul blog aziendale, Lodsys parla di un recente pronunciamento dell’Ufficio Brevetti statunitense che confermerebbe la validità di una delle tesi fondanti l’accusa mossa a Cupertino. E il bello è che tutto era partito dagli sforzi di Google di far annullare il brevetto tout court:
In risposta alla domande di riesame avanzata da Google, lo USPTO ha recentemente emesso un’Azione d’Ufficio in cui conferma la richiesta numero 24 relativa al brevetto 7.222.078. Tale richiesta risulta particolarmente rilevante riguardo gli acquisti In-App e gli aggiornamenti da gratis e pagamento. Inoltre, siamo assolutamente certi che tutte le richieste verranno infine confermate attraverso questo laborioso processo. Le funzionalità di acquisto In-App e gli update free-to-paid costituiranno parte della disputa legale.
Ma quel che è peggio è che già 150 sviluppatori sono stati convinti -nell’80% dei casi con le buone, nel restate con le cattive- a versare l’obolo a Lodsys:
Ad oggi 8 ottobre 2012, ci sono più di 150 società che hanno ottenuto il diritto di utilizzare il portfolio di brevetti del Lodsys Group, e più di 4 su 5 di tali società hanno scelto di stipulare licenze in via extra-giudiziale. Tali società hanno compreso di realizzare risparmi significativi avvalendosi di tassi di licenza più bassi.
L’azione di Lodsys è iniziata prima con gli sviluppatori più piccoli, e quindi più indifesi, per poi spingersi sui pesi massimi del gaming come Rovio, EA e Atari; ognuno di essi infatti si è visto recapitare una lettera con la notifica della violazione, e la pretesa formale di conformarsi alle richieste entro 21 giorni per evitare una bella causa milionaria. Molti, evidentemente, hanno ritenuto più economico pagare tutto e subito; ma con Google e Apple, siamo certi, le cose andranno in modo molto diverso. Appuntamento in Tribunale a inizio 2013.