Nel settembre del 2000 alcune decine di migliaia di utenti Apple sparsi per il mondo investirono* una piccola somma per un assaggio limitato nel tempo del futuro sistema operativo dei loro Mac.
Per una trentina di dollari più imposte (o l’equivalente nel proprio paese) dieci anni fa era possibile acquistare la Public Beta di Mac OS X e avere il privilegio di usare per circa sette mesi un OS acerbo e incompleto.
Possono sembrare parole eccessivamente dure ma era un dato di fatto che ci si trovasse dinanzi a un sistema operativo con molte lacune.
La Public Beta non masterizzava, non permetteva di vedere DVD, aveva pochi driver per periferiche esterne e tranne rari casi non stampava nemmeno. E ancora: talvolta non andava in sleep, aveva limitazioni nel networking e nella fruizione di contenuti online, disponeva di pochissimo software nativo e “out of the box” contava un solo browser, perdipiù prodotto dall’amico-nemico di Apple, Microsoft.
All’epoca molti criticarono la scelta di proporre, in palese ritardo sulla tabella di marcia, qualcosa di incompleto chiedendo inoltre di pagare per il privilegio di fare da betatester.
Ma quei centomila** che acquistarono e installarono la Public Beta di Mac OS X lo fecero effettivamente per avere un privilegio. Era quello di vedere e sperimentare in prima persona il futuro del Macintosh, un futuro ormai inesorabile e che di lì a pochi mesi avrebbe soppiantato il vecchio e apprezzato Mac OS come sui computer progettati a Infinite Loop.
Se la gran parte dell’utenza era spaventata o perplessa dalla multiutenza, dalla nuova interfaccia con il Dock, dalla base UNIX, dalla linea di comando, da un sistema radicalmente diverso, una fetta considerevole dell’utenza Apple fu incuriosita, affascinata e in alcuni casi addirittura fiera di svolgere una seppur minima parte nell’evoluzione del mondo Mac. In cambio acquisirono competenze utili in futuro o perlomeno una visione un po’ più chiara di quanto si delineava all’orizzonte.
Come scrisse qualche mese dopo un collega c’era chi vedeva la Beta “come un grande lieto fine, anzi, lieto inizio, che porta su Macintosh caratteristiche davvero mai viste prima su un personal computer” e chi invece “come l’orco brutto peloso e cattivo” o peggio ancora una “strega malvagia, carica di sortilegi e veleni”.
La Public Beta era indubbiamente carica di sortilegi ma ebbe un importante ruolo di veleno, pardon di vaccino per affrontare quel nuovo sistema su cui negli anni successivi Apple basò le sue fortune, non solo in ambito Macintosh.
* Nota: negli Stati Uniti, agli acquirenti della Public Beta, Apple praticò uno sconto di 29,95 dollari, il costo netto della Beta, sull’acquisto di Mac OS X 10.0. Non mi è stato possibile accertare se Apple Italia abbia fatto lo stesso nel nostro paese.
** Nota: in un comunicato del 2001 si legge che “Apple ha distribuito più di 100.000 copie della versione Beta pubblica di Mac OS X dal momento della presentazione in settembre e ha ricevuto più di 75.000 risposte individuali da parte di utenti e sviluppatori Mac di tutto il mondo”. Se si conta chi ha reperito la beta per vie poco legali il numero reale è probabilmente molto più alto.