La Apple di Jonathan Ive non l’avrebbe mai permesso; con lui, c’era solo una direzione a cui puntare: in avanti, sempre e comunque, nel bene o nel male. È così che ci siamo ritrovati nel pantano del Mac Pro cilindrico, che era tanto fantascientifico quanto scarsamente aggiornabile oppure nell’impasse della tastiera dal meccanismo a farfalla che ha portato rogne per tutti, reso necessaria un’estensione di garanzia, e perfino una tentata Class Action.
Non c’è nulla di male ad ammettere che il vecchio Mac Pro col case ipertrofico avesse molto più senso per la nicchia cui era destinato; così come è universalmente accettato oramai che la vecchia tastiera a forbice fosse molto più pratica, sebbene un po’ meno interessante a livello di design. La conferma definitiva ce la dà il nuovo MacBook Pro 16″ che infatti diventa un po’ più spesso del predecessore.
Nel 2012, Il Mac top di gamma era spesso 2,4 centimetri; l’anno dopo questa misura è calata all’incredibile 1.8 centimetri, e tale è rimasta per tre anni di fila, quando nel 2016 il MacBook Pro è sceso ancora a 1.5 centimetri. Ed è lì che sono iniziati i problemi.
Parte de merito di questo primato d’ingegneria va infatti al nuovo meccanismo utilizzato per la tastiera che la rendeva più sottile, riducendone la corsa. Ma il poco spazio a disposizione si satura presto di polvere e sporcizia, portando ai noti problemi dei tasti incollati; in più -e questa è una personale opinione di chi scrive, dopo tanti anni d’uso- non c’è semplicemente paragona tra la precisione della vecchia tastiera rispetto alla nuova.
A questo aggiungete che la riparazione di questa nuova tastiera è follia pura: se si rompe un tasto, occorre sostituire l’intero top case, trackpad incluso. Alla faccia dell’attenzione all’ambiente, verrebbe da dire.
Col vecchio ma collaudato sistema a forbice, invece, ogni tasto può essere sostituito singolarmente in caso di scoloramento superficiale o di malfunzionamento della meccanica senza dover smontare mezzo computer.
Il nuovo trend di Cupertino si ripercuote anche altrove, per esempio sullo spessore di iPhone 11 Pro che è più spesso del suo omologo 2018; una scelta tecnica che ha permesso di adoperare batterie più capienti, e di regalare maggiore autonomia agli utenti. Insomma, sottile è bello, ma non si può sacrificare sempre l’usabilità sull’altare dell’estetica. Un’ovvietà che ora, nell’epoca post-Ive, diventa sempre più evidente a tutti.