A dire di Ben Schacter, analista per Macquarie Equities Research, Chrome potrebbe presto debuttare su App Store in versione nativa per iOS. E c’è anche la tempistica: non oltre la fine dell’anno in corso.
In una recente nota agli investitori, Schacter scrive:
È in arrivo il browser Google Chrome per iOS. Google potrebbe già aver inviato il codice di Chrome per iOS ad Apple per l’approvazione. […] In ultima analisi, se -come riteniamo- Google dovesse introdurre il suo browser Chrome per i dispositivi iOS, ciò potrebbe portare enormi benefici nel suo posizionamento mobile operazionale e strategico.
I particolari latitano e le motivazioni appaiono in generale un po’ vaghe, senza contare che il rapporto tra Cupertino e Mountain View ha toccato probabilmente il suo minimo storico. Tuttavia, l’analista sembra sicuro d’un debutto entro il secondo trimestre dell’anno in corso, e comunque entro l’anno, al netto -ipotizziamo- di eventuali lungaggini burocratiche tipiche delle valutazioni più tribolate (tipo Google Voice, che ha finito coll’attivare un’interrogazione della FCC).
Un’approvazione simile però non risulterebbe molto conveniente per la mela. In virtù degli accordi stipulati, Apple intasca all’incirca il 50-60% della distribuzione dei profitti derivanti dalle query su Google originate da Safari mobile. Per intenderci, ogni milione lordo di dollari di ricerche effettuate sui dispositivi iOS si traduce in 600 milioni di dollari per Cupertino e 400 per Big G. Se quello stesso milione fosse originate dal proprio browser, Google terrebbe per sé l’intera torta.
E le potenzialità non mancano di certo: se nel mondo desktop Chrome non ci ha messo molto a scalzare Firefox e Safari e a diventare il secondo browser dopo Internet Explorer, anche su iOS potrebbe erodere la quota del 99% di Safari mobile e farsi rapidamente strada. Ma iOS è chiuso e proprietario, e non consente di impostare l’apertura automatica con questa o quella app: un link in una mail, anche con Chrome installato, continuerà ad aprirsi sempre e comunque con Safari.
Ma c’è un’altra questione: chissà che questa scelta, visti i numeri in gioco, non finisca per attirare nuovamente l’attenzione della severa Antitrust statunitense. Ciò rischierebbe di compromettere parecchi equilibri, soprattutto se consideriamo che, a differenza di Apple, Google si è fatta molti amici a Washington.