Basta nominarle per dividere l’uditorio; da una parte chi le apprezza nonostante tutto, e dall’altra chi preferiva come stavamo. Stiamo parlando delle contestatissime mappe Apple introdotte con iOS 6, un servizio ancora acerbo imposto d’ufficio in sostituzione di uno prodotto molto più completo, ovvero Google Maps. Eppure, rispetto a queste ultime, hanno un pregio enorme: richiedono molti meno dati in mobilità.
La cartografia di Cupertino è ricca di lacune e di errori, tanto da costringere Apple a diramare scuse ufficiali per mano del suo stesso CEO e ad aprire una sezione specifica su App Store dedicata alle alternative disponibili.
In realtà, l’app in sé è eccezionalmente ben fatta, come si conviene ad un software scritto da Apple, e le mappe vettoriali risultano quasi cinque volte più leggere della controparte di Mountain View. Qualcuno dirà: grazie tante, ci sono pure molte meno informazioni, e ciò può fare la differenza. Tutto vero. La sensazione, tuttavia, è che Apple tenda a offrire un numero inferiore di risposte ma pertinenti, laddove Google lavori di quantità; a tutti sarà capitato almeno una volta di impostare una query su Google Maps e ottenere moltissimi pin che però non hanno nulla a che vedere con quanto cercato.
No, qui il discorso è diverso. È la tecnologia di Apple ad essere intrinsecamente superiore:
I nostri esperti di dati hanno effettuato una serie identica di attività su Google Maps ed Apple Maps che includeva la ricerca di molte città statunitensi, indirizzi e aeroporti, nonché zoom-in e zoom-out verso località specifiche. Su Google Maps, la media dei dati caricati in ogni test ammontava a 1,3 MB. Le mappe di Apple invece hanno richiesto appena 271KB, ovvero circa l’80% in meno! In qualche caso, per esempio in una zoomata per vedere da vicino una particolare intersezione, l’efficienza delle mappe Apple è stata quasi 7 volte superiore.
Tutto merito della grafica vettoriale, grazie alla quale si si può ridisegnare matematicamente una mappa durante lo zoom senza la necessità di scaricare nuovi dati. Google invece, con la sua grafica raster, costringe ad un nuovo download ogni volta che si sfiora il display. E visto che in mobilità vige l’equazione “meno dati= maggiore velocità e costi inferiori,” ben venga la decisione presa a Cupertino. Perché sulla validità tecnica del progetto non ci sono praticamente dubbi; è solo che hanno pigiato decisamente troppo sull’acceleratore. Tutto qua.