Proprio ora che la crescita del mercato complessivo degli smartphone supera quella dell’iPhone, Gene Munster di Piper Jaffray riparte all’attacco con un’anticipazione che ciclicamente torna a a galla, vale a dire l’iPhone a basso costo. Una scelta, a suo dire, inevitabile se Cupertino intende mantenere la propria posizione.
Il mercato degli smartphone, spiega l’analista, è cresciuto del 45% su base annuale nel terzo trimestre dell’anno che volge al termine; le stime di vendita dell’iPhone per il medesimo periodo, invece, non superano i 45 milioni di unità, il che rappresenta una crescita di appena -si fa per dire- il 23%. E così, in una nota agli investitori, Munster ha scritto:
“La forbice tra la crescita del mercato smartphone e la crescita dell’iPhone spingerà Apple a rilasciare un dispositivo più economico nonostante tutti affermino il contrario. Se guardiamo alla storia, Apple ha sempre stabilito un prezzo high end per i Mac, e in ultima istanza gli iPad -e ora gli iPad mini- rappresentano i ‘Mac per le masse.'”
Per questa ragione, non sarà più sufficiente riciclare i vecchi modelli: Cupertino “avrà bisogno” di sviluppare un dispositivo low cost che possa fronteggiare direttamente gli smartphone Android di fascia bassa che stanno attualmente riscuotendo un notevole successo di mercato. Le strade possibili, scrive Munster, sono due: o Apple abbasserà semplicemente i prezzi per l’utenza finale (senza offesa, Munster, ma non ci crediamo neppure se lo giuri col sangue), oppure potrebbe decidere di lanciare una nuova linea di iPhone priva di display Retina e caratterizzata da componentistica meno performante, per un price point di circa 200$ senza abbonamento.
E in effetti occorre sottolineare che, al di là dei primi sei produttori di smartphone al mondo, esiste una quantità enorme di piccole società cinesi che già adesso detengono il 28% dell’intero mercato; se consideriamo che le stime in questo segmento parlano di una crescita del 70% per l’anno prossimo e del 27% per il 2014, appare chiaro che presto assisteremo a importanti riassestamenti nel medio periodo. Onestamente, e al netto di isterismi dietrologici, dubitiamo fortemente che Steve Jobs avrebbe abbracciato una simile politica (lui non sapeva neppure come costruire un ultrabook low cost che non fosse spazzatura), ma ora al timone c’è Tim Cook. E all’improvviso, tante nostre certezze appaiono molto meno granitiche.