Crescono protuberanze ossee sui crani dei più giovani, e una ricerca suggerisce che il fenomeno possa essere il risultato dell’adattamento del corpo al posture innaturali innescate dall’uso dello smartphone. Si chiamano entesofiti e sono calcificazioni della entesi, cioè il punto di inserzione del tendine nell’osso.
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Di solito vengono con l’età e di per sé non indicano necessariamente una patologia, ma è la prima volta che gli scienziati osservato una tale incidenza di una particolare protuberanza (chiamata EEOP, o Protuberanza Esterna Occipitale Sporgente) su di un campione così ampio e giovane: le statistiche infatti confermano la presenza del difetto nel 41% dei giovani dai 18 ai 30 anni.
L’ipotesi più accreditata per questa mutazione spontanea è che siamo di fronte ad una risposta adattiva del corpo che cerca di compensare lo stress su schiena e cervicale causato dall’uso smodato degli smartphone. “Ipotizziamo che l’EEOP possa essere collegato a posture errate e prolungate nel tempo, associate con l’emergenza e l’uso eccessivo di tecnologie moderne, come smartphone e tablet.”
Considerate infatti che negli USA ogni adulto passa in media 3 ore e 44 minuti al giorno col collo chino su iPhone e gingilli simili. E se è vero che i dispositivi high-tech possono avere ripercussioni anche molto positive sugli individui, d’altro canto occorre valutare l’impatto che hanno a 360′, dunque anche a livello posturale.
Le protrusioni ossee non sono da considerarsi di per sé pericolose, tuttavia “sottendono a qualcosa di sbagliato che avviene altrove,” chiosano i ricercatori. “Un segnale che la testa e il collo non sono nella configurazione adeguata.” E non ci sono molte soluzioni, se non posare per qualche ora quel benedetto cellulare.