Sembrava cosa fatta, e invece qualcosa è andato storto. Dopo un’offerta di 40 miliardi di dollari nel 2020, l’acquisizione di ARM da parte di Nvidia Corp è ufficialmente saltata. I mercati non l’hanno presa bene.
Stando alle fonti di Reuters, il produttore di chip statunitense ha confermato laconicamente di non aspettarsi di arrivare alla chiusura dell’accordo; a tal proposito, si legge, SoftBank predisporrà i passaggi necessari per una Offerta Pubblica di Acquisto (OPA) di ARM.
Una doccia fredda che non è piaciuta a Nvidia, tant’è che il titolo in Borsa è crollato del 4.8% nelle ore successive alla notizia. Un portavoce della società spiega che questa acquisizione “fornisce un’opportunità per accelerare ARM e aumentarne competitività e innovazione” ma da ARM e SoftBank per il momento tutto tace.
Le difficoltà, d’altro canto, non erano poche e il fuoco incrociato delle Authority di diversi Paesi costituiva un grave impasse. Dall’altra sponda dell’Atlantico, Jonathan Kanter, il nuovo capo del Dipartimento di Giustizia e Antitrust USA, aveva già dato parere negativo, e la U.S. Federal Trade Commission minacciava di intervenire sin da dicembre.
Sulla stessa lunghezza d’onda le Autorità di regolamentazione UE e UK, tutte preoccupate dal medesimo scenario, ovvero che l’acquisizione potesse spingere in alto i prezzi e ridurre scelta e innovazione per gli utenti. A tal proposito, un documento della Commissione Europea rivela che l’Antitrust UE aveva riaperto il fascicolo Nvidia-ARM e si dava fino al 25 maggio per decidere come muoversi.
Il CEO di ARM non ha mai fatto segreto di preferire l’acquisizione alle lusinghe dell’OPA, perché -le parole sono di un analista Bernstein- “è ragionevole ritenere che Nvidia sarebbe interessata a investire in ARM molto più di quanto investitori pubblici sarebbero disposti a fare.”
Il dado però è tratto, e il tavolo delle trattative ufficialmente saltato. Una delle acquisizioni più importanti della storia dell’industria high tech, insomma, non s’ha da fare.