A guardarle, si direbbero delle semplici, banalissime scatole. Eppure, ti assicuriamo che dietro il packaging di iPhone, iPad e Mac c’è la stessa cura, la stessa ricerca e sviluppo che si cela dietro i prodotti stessi. Infatti, quando acquisti un gingillo Apple, paghi e tanto anche la confezione. Ecco i segreti del packaging di Cupertino.
C’è un motivo per cui aprire un prodotto Apple è una sorta di rito nerd-pagano che adoriamo fare in religioso silenzio dopo ogni acquisto. E c’è un motivo se esistono migliaia di video di unboxing online. Infine, c’è un motivo per cui milioni di utenti -compreso chi scrive- conservano le scatole originali anche a distanza di tanti anni. Anzi tre:
- Empatia: Apple crea una connessione intima e diretta col cliente, come dire, noi sì che ti capiamo, sappiamo di cosa hai bisogno.
- Attenzione al Dettaglio: Per darti il meglio del meglio, ogni dettaglio deve ricevere la medesima cura.
- L’abito fa il monaco: Contrariamente a quel che recita il motto, la verità è che giudichiamo un libro dalla copertina. Dunque, una presentazione sciatta fa perdere punti anche al migliore dei prodotti
Un’Esperienza Brevettata
Quando fu lanciato il primo iPhone, Apple aveva in mano un portfolio di 200 brevetti, e tra di essi c’era anche quello della scatola. Il packaging, in altre parole, era parte integrante dell’esperienza di acquisto e fruizione del telefono. Come, dirai?
Hai presente quell’effetto risucchio che si crea ogni volta che apri una confezione Apple? Quel suono sibilante dell’aria che esce? E il conseguente, soddisfacente effetto di caduta al rallenty del prodotto, che sembra così pesante e compatto e di qualità? Non ci crederai, ma per ottenere questa esperienza, è stata condotta una ricerca apposita che è durata migliaia di ore e sono state messe a punto specifiche sacche d’aria. Che paghi profumatamente quando acquisti il dispositivo.
Jobs e l’ex capo del design Apple Jonathan Ive avevano intuito il valore dell’imballaggio. “Steve e io passiamo molto tempo sulla confezione” disse a suo tempo Ive. “Adoro il processo di unboxing di qualcosa. Progetti un rituale di unboxing per rendere il prodotto speciale. L’imballaggio può essere teatro”.
A Cupertino, dicono le fonti, esiste addirittura una “Stanza degli Imballaggi” dove gli addetti passano mesi a individuare la forma e la consistenza giusta del packaging. Ed è voluto che sia impossibile aprirla rapidamente, perché la resistenza dell’aria lo impedisce: l’unboxing di iPhone deve essere lento perché Apple l’ha progettato così.
Quando apri un prodotto Apple, stai vivendo un’esperienza multisensoriale: vedi la confezione, percepisci la resistenza della scatola, annusi l’odore dei materiali e infine senti l’effetto “woosh”. E se ti sembra una forzatura, guarda questo tweet e dicci che non ti pare quasi di avvertire il rumore della bevanda stappata, il frizzantino dell’anidride carbonica liberata e giura che non ti viene sete all’istante.
Si chiama sinestesia, ed è uno dei meccanismi più efficaci di marketing: veicolare un messaggio potente, e collegarlo a gusto, olfatto, vista lo imprime nella memoria molto più profondamente. Ed ecco perché aprire un iPhone è così appagante.