Nelle catene di montaggio di Pegatron, il principale partner di Cupertino, si è consumata l’ennesima tragedia. Un ragazzino di 15 anni è morto di polmonite a causa delle dure condizioni di lavoro cui era assoggettato nelle fabbriche che producono gli iPhone 5c; la società afferma che il lavoratore in questione, Shi Zhaokun, si era presentato alle selezioni con un falso documento in cui era riportata un’eta di 20 anni, ma qualcosa non torna. Dai documenti, infatti, risulta che abbia lavorato per ben 280 ore nell’unico mese in cui è stato assunto, e ciò viola le regole formulate da Apple stessa. Il New York Times riporta:
Il concordato di responsabilità dei fornitori di Apple limita il lavoro degli impiegati dei fornitori cinesi ad un massimo di 60 ore a settimana; è il medesimo tetto della legge cinese. Shi ha lavorato per 79 ore nella prima settimana, per 77 nella seconda e per 75 ore nella terza, in costante violazione della legge, secondo la documentazione fornita dai familiari.
Pegatron afferma che i documenti in possesso della famiglia contengono solo gli orari di obliterazione del cartellino, ma non includono le pause. A dire della società, non è avvenuta alcuna violazione.
Per quanto concerne il decesso, invece, un portavoce della società afferma aprioristicamente che “non è collegato all’ambiente di lavoro,” mentre Apple dal canto serra le labbra col canonico no-comment di cortesia.
Questo è soltanto l’ennesimo scandalo che si registra tra i partner asiatici di Cupertino, e forse neppure il più increscioso. Oramai, ne abbiamo sentite di ogni colore: dai tirocini obbligatori per gli studenti, al sequestro illegale dei documenti personali, senza contare le morti per incidente e i suicidi per disperazione. Di recente, avevamo parlato della Biel Crystal, una società che costringeva i propri dipendenti a turni forzosi da 11 ore continuative, con un impegno di sette giorni a settimana e un solo giorno libero al mese.