Tra mini, “liscio”, Pro, Max e Pro Max, modelli vecchi e modelli nuovi, il catalogo iPhone di Apple è parecchio più articolato che in passato. Ecco perché.
Una volta c’era solo “iPhone”. Il design era uguale per tutti, e l’unico fattore di differenziazione non si vedeva: consisteva nel taglio di memoria interna, rispettivamente da 4GB, 8GB e 16GB. Era Steve Jobs in persona che spingeva per questa strategia.
Poi però il mercato è cambiato, o forse è cambiata Apple; ma sospettiamo che Jobs non avrebbe gradito il nuovo corso. Fatto sta che, un po’ alla volta, Cupertino ha iniziato a differenziare gli iPhone e oggi la scelta è quanto mai complicata per l’utente, tra iPhone 13, iPhone 13 Pro, iPhone 13 Pro Max, iPhone SE, iPhone 12 e iPhone 11.
Un trend iniziato con iPhone 5C, se ricordato, ovvero un vero iPhone 5, nascosto in un guscio di plastica più economica.
Ciò complica la scelta dei clienti, ma ha un enorme vantaggio: crea più price point, e dunque permette di raggiungere un pubblico più ampio. iPhone SE nasce proprio per creare un entry level super economico. Ma ciò ha anche una contropartita, e cioè riduce, diluisce in qualche modo l’esclusività del marchio, e dunque l’immagine “premium” della società. Ecco perché probabilmente Steve Jobs non avrebbe approvato (o forse sì, con una delle sue caratteristiche piroette di giudizio?Va’ a sapere)
Ma con Tim Cook, la nostra impressione è che la barra sia saldamente puntata verso il cuore e il portafoglio degli azionisti, forse più che col predecessore; ed ecco perché, visto che la penetrazione di iPhone nel mercato sembra essere giunta ad uno stallo (sono finiti i nuovi clienti da conquistare, perché tutti abbiamo almeno uno smartphone), ora si punta tutto sui servizi. iCloud, Apple Music, Apple Fitness, AppleTV+ e così via. E con un discreto successo, aggiungeremmo.