Rispetto ad altri sistemi operativi mobili che non citeremo per eleganza, iOS sembra essere molto meno affetto da virus, trojan, malware, app malevole e altri orrori simili. E la ragione è che non sembra: *è* più sicuro perché gestito con una politica estremamente severa di privilegi per app e servizi.
Nel corso degli anni, Apple ha messo in piedi diversi escamotages tecnici per blindare la sicurezza di iPhone e iPad. Ad esempio, le app non hanno accesso ad altri file che non siano quelli creati se stesse. E grazie al cosiddetto “Sandboxing” non possono interferire neppure con gli altri processi; tutta l’interazione tra app diverse passa attraverso alcune funzionalità standard rigidamente normate da Apple.
Inoltre, al netto di casi molto specifici e in contesti limitati (tipo con l’uso di profili aziendali o sviluppatore), è impossibile o molto difficile scaricare app fuori da App Store; e su App Store, tutto il software viene controllato con software specializzato e verifiche umane.
Ovviamente, questo non significa che iOS è perfetto, né che non contenga bug (chi si ricorda il bug del carattere indiano che mandava in crash tutto?). Anzi spesso emergono falle e violazioni della sicurezza anche piuttosto pericolose; ma la velocità con cui Apple le tura, e la disponibilità di repentini aggiornamenti over-the-Air ha sempre scongiurato infezioni di massa. Insomma, anche ammesso che un malintenzionato riesca a trovare una falla a cui aggrapparsi, e non è facile, poi deve essere anche veloce a propagarlo, il che rappresenta un’ulteriore sfida.
Alla fine, passa la voglia e gli hacker preferiscono concentrarsi su prede più facili. Altri sistemi operativi che non nomineremo per cortesia, con una base utenza più ampia e molto più frammentata, ferma a versioni vecchie o molto vecchie dell’OS, e una politica di sicurezza più disinvolta. E che detiene il 70% del mercato smartphone, c’è da aggiungere. E per il restante 30%, un po’ cinicamente meglio così.