Dopo le aspre e dure critiche di Lee Brimelow e John Gruber non si è fatta attendere la risposta di Steve Jobs:
Ci siamo già passati, l’adozione di strati intermedi tra la piattaforma ed il codice dello sviluppatore alla fine produce applicazioni al di sotto degli standard ed ostacola il progresso della piattaforma.
In motivo del contendere è la modifica della clausola 3.3.1 dell’iPhone Developer Program License Agreement, che nella versione precedente imponeva agli sviluppatori l’esclusivo utilizzo delle API ufficiali, mentre nella nuova versione viene anche richiesto che lo sviluppo sia effettuato con i linguaggi ufficialmente riconosciuti da Apple per la piattaforma (C, C++, Objective-C o JavaScript).
Questa limitazione, come è noto, taglia fuori tutte le possibili applicazioni scritte in Flash che tramite l’apposito tool di Adobe potevano essere convertite e ricompilate per la piattaforma iPhone, ma in generale si applica a tutti quei framework che di fatto permettono la realizzazione di applicazioni per iPhone OS senza utilizzare uno dei suddetti linguaggi.
Nello specifico Jobs risponde ad una email di Greg Slepak di Tao Effect che afferma di amare i prodotti Apple, ma protesta per questa nuova limitazione portando come testimonianza tutti i commenti negativi al post di John Gruber.
In una prima risposta Jobs afferma di trovare il post di Gruber molto perspicace e non negativo, poi sollecitato nuovamente da Slepak spiega le motivazioni di questa scelta.
Sintetizzando la strategia della Apple è quella di mantenere il più possibile il controllo sulla piattaforma e sulle applicazioni per garantire il massimo delle performance anche a scapito di una minore versatilità della piattaforma stessa, introducendo con il contagocce nuove funzionalità e limitando le modalità di sviluppo.
La strategia di Apple può sembrare discutibile ed anticonformista, ma 185 mila applicazioni disponibili e 4 miliardi di download, garantiscono a Jobs e soci la necessaria sicurezza per poter proseguire in questa direzione.