Quando le policy di App Store fanno cilecca: il caso delle app spam

Quando le policy di App Store fanno cilecca: il caso delle app spam


Pare proprio che le stesse, rigidissime policy App Store che a volte impediscono a un premio Pulitzer di comparirci, altre fanno semplicemente ridere per la loro pruderie, possano mancare altri bersagli, decisamente più fastidiosi e dannosi per gli utenti potenziali.

Il caso lo ha fatto emergere il “mitico” Marco Arment, il principale responsabile del successo di una piattaforma come Tumblr (anche se io, personalmente, gli sono ancora più grato per l’invenzione di Instapaper). Marco, incuriosito dal successo di un gioco per iPhone (AngryBirds, effettivamente molto divertente e “addicting”), ha effettuato una semplice ricerca su App Store.

A fronte dei primi due risultati “ufficiali” (versione completa e “lite” del gioco), si è ritrovato con pagine e pagine di app false, che scimmiottano il nome e copiano le keyword dell’originale. Provare per credere. Si passa da improbabili app di codici cheat, perlomen riferibili al gioco cercato (di cui moltissime a pagamento), fino ad app di pure e semplice spam, che nulla hanno a che fare, neanche con l’icona, all’oggetto della ricerca. Le app “fasulle” sembrano far tutte o quasi capo a tre principali sviluppatori: InTekOne, ESCAPP e Ben Cousins.

Il fatto è che non soltanto queste applicazioni violano i diritti d’autore che spettano agli ideatori di applicazioni come AngryBirds (ma risultati simili si ottengono anche per Tap Farm, e molte altre app best seller), ma sono una truffa pronta per centinaia (migliaia) di utenti non abbastanza smaliziati. Se le policy Apple non entrano a preservare da casi come questi, che ci stanno a fare?

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