Sebbene analisti e addetti ai lavori concordino sulla bontà -anzi, sulla perfezione– dell schema di prezzi che Apple avrebbe impartito ai suoi nuovi telefoni, l’iPhone 5c ha incontrato sin da subito una certa resistenza da parte dei clienti. Per come la vediamo noi, nascondere un iPhone 5 in un’economica scocca di plastica colorata e sperare che gli utenti fossero disposti a spendere 629€ per l’entry level è stato un po’ un azzardo. Tant’è che, a chi preferiva la scocca metallica ma non disponeva del budget per il 5s, siamo arrivati a suggerire di cercare qualche iPhone 5 superstite nelle catene di informatica: è più cool e costa pure meno.
D’altro canto, le cose hanno preso una brutta piega sin da subito. A ottobre, Apple è stata costretta a tagliare la produzione di iPhone 5c per favorire quella dell’iPhone 5s, mentre Tim Cook si affannava a spiegare per quale ragione il 5c non è l’entry level sognato dagli utenti. E così, in appena 6 settimane di commercializzazione, i prezzi al di fuori dell’ecosistema retail della mela sono crollati rovinosamente mentre al contempo diminuiva il numero degli early upgrader.
Ora, ci risiamo. Da Cupertino è arrivato l’ordine di ridurre nuovamente i ritmi produttivi dello sfortunato modello. In particolare, racconta C Technology, ProTek (Pegatron) è passata dalle precedenti 320.000 unità/giorno alle attuali 80.000/giorno. E anche Foxconn lavora a basso regime, con una capacità di circa 8-9.000 unità/giorno.
Ed è un trend che emerge trasversalmente. Stando alle statistiche di Fiksu, ad esempio, gli iPhone 5s attivi generano sul proprio network il 6,4% di attività contro il 2,1% del 5c; si tratta di una differenza di 3 a 1, e c’è da sottolineare che fino al mese scorso il gap era solo di 2 a 1. Magari le festività rimetteranno tutto in discussione, ma per ora l’andamento è pressoché evidente.