In Cina Apple ha rimosso di nuovo un’app scomoda al regime. Parliamo di FreeWeibo, un software capace di eludere le restrizioni e i filtri governativi messi in atto sul sito di microblogging à la Twitter Sina Weibo. La rimozione è stata scoperta e resa pubblica dall’Agence France-Presse, e pare sia stata ordinata direttamente dal governo cinese.
Creata in partnership con Radio Netherlands, FreeWeibo offriva “ricerche su Sina Weibo anonime e senza censura” ignorando scientemente “le norme, la politica e la legislazione afferente.” Così almeno si legge sul sito ufficiale dello sviluppatore, che tuttavia resta ancora online attraverso mirror non bloccati.
Il co-fondatore della società che ha creato l’app, nascosto dietro lo pseudonimo di Charlie Smith, afferma che “l’immagine di società alla moda e sulla cresta dell’onda di Apple si sta erodendo; il brand,” ha spiegato, “avrà un impatto sul prestigio tra i consumatori, perché azioni come queste portano a vendite inferiori di dispositivi nel lungo periodo. Steve Jobs si starà rivoltando nella tomba.” E infine, “Apple rende impossibile trovare una dimora nell’App Store alle app che combattono per il diritto di parola e per i diritti degli essere umani. “La spiegazione data ufficialmente da Apple, infatti, è la solita: l’app era “contraria alle leggi locali.”
Sono parole battagliere che cozzano con quelle sull’uguaglianza pronunciate da Tim Cook in persona alla Auburn University solo poche ore fa. D’altro canto, Apple fattura nel paese oltre 5 miliardi di dollari e al cuor -anzi, al portafoglio- non si comanda. Soprattutto in queste delicate ore in cui, grazie all’accordo con China Mobile, il giro d’affari è destinato quanto meno a raddoppiare.