In seguito ai tanti scandali dovuti agli abusi sul posto di lavoro, Pegatron ha deciso di implementare gli scanner facciali durante i colloqui coi candidati per individuare i minori che si presentano con documenti altrui.
In Cina, per legge, l’età minima per essere impiegati è 16 anni, ma spesso tale limite viene bellamente ignorato sia dai datori di lavoro che dai lavoratori stessi. E visto che queste violazioni, quando e se scoperte, costituiscono un serio danno d’immagine per Apple e le altre multinazionali, si inizia a spendere sempre più tempo e risorse nel tentativo di rimuoverle alla radice. In tempo recenti, ad esempio, Cupertino ha tagliato dalla lista dei fornitori Pingzhou Electronics dopo la scoperta di ben 74 casi di lavoro minorile.
Visti i precedenti, non sorprende che Pegatron abbia deciso di attenersi strettamente ad un comportamento lecito; anzi, per evitare che dei minori possano eludere i processi di selezione con carte d’identità in prestito, è stato dato il via all’uso di sofisticati scanner facciali:
Pegatron ha affermato che i candidati alle linee di assemblaggio possiedono una carta d’identità emessa dal governo che viene controllata per verificarne l’autenticità. I volti, poi, vengono confrontati con le foto sui documenti attraverso una tecnologia di riconoscimento facciale, per scremare quanti possiedono documenti prestati da terzi. I loro nomi vengono confrontati anche coi database della polizia.
Il fatto è che tanta tecnologia talvolta non è basta, com’è stato ad esempio col quindicenne Shi Zhaokun morto di polmonite pare a causa delle condizioni di lavoro nelle catene di montaggio che sfornano iPhone 5c. Pegatron e Apple hanno subito smentito tale correlazione, aggiungendo che il ragazzo era riuscito a mettere su una carta d’identità con la sua foto ma coi dati di un altro, e questo aveva tratto in inganno le risorse umane. Contro la pura determinazione, insomma, neppure la tecnologia è stata d’aiuto.