[blogo-video provider_video_id=”zJahlKPCL9g” provider=”youtube” title=””1.24.14″” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=zJahlKPCL9g”]
Aggiornamento del 4 febbraio 2014, a cura di Giacomo Martiradonna.
Lo scorso 24 gennaio il Mac compiva 30 anni, e per l’occasione Apple ha lanciato una pagina Web speciale completamente dedicata alla cosa e chiamata “Buon Compleanno, Mac.” Poi, dopo le interviste sui network televisivi e i tanti articoli dei media, ha rilasciato anche uno spot girato per intero su iPhone e montato su Mac: si intitola 1.24.14.
Il nuovo spot, girato dall’agenzia TBWA\Chiat\Day di Lee Clow, mostra alcune registrazione fatte in 10 diversi paesi del mondo, sparsi tra i 5 continenti. Il regista è Jake Scott, figlio del Ridley Scott cui si deve l’iconica réclame 1984.
Qui di seguito, invece, trovato il video del dietro le quinte, che non è meno affascinante. La voce guida recita:
Il 24 gennaio 1984, Apple introdusse il Macintosh. E con esso la promessa che il potere della tecnologia, messo nelle mani di chiunque, potrebbe cambiare il mondo. Il 24 gennaio 2014, abbiamo inviato 15 reparti operatori in tutto il mondo per mostrare quanto quella promessa sia diventata realtà.
Dalle albe a Melbourne fino ai tramonti di Los Angeles, hanno documentato le persone mentre facevano incredibile cose coi prodotti Apple. Hanno girato oltre 70 ore di filmato, tutti su iPhone 5s. Poi il tutto è stato montato con una colonna sonora originale. Grazie alla potenza del Mac e alle innovazioni che ha ispirato, uno sforzo che normalmente richiede mesi è stato portato a termine in una questione di giorni.
[blogo-video provider_video_id=”vslQm7IYME4″ provider=”youtube” title=””1.24.14″ Behind the Scenes” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=vslQm7IYME4″]
Il Macintosh di Steve Jobs compie 30 anni
[blogo-video provider_video_id=”2B-XwPjn9YY” provider=”youtube” title=”The Lost 1984 Video: young Steve Jobs introduces the Macintosh” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=2B-XwPjn9YY”]
Il 24 gennaio del 1984, Steve Jobs saliva sul palco del Flint Center di Cupertino e svelava al mondo intero il progetto Macintosh, un computer così innovativo per l’epoca da condizionare per sempre il mondo dell’informatica. Niente cavi in vista, case voluminosi e linea di comando: solo un’elegante scatoletta col monitor integrato, un mouse, una bella interfaccia grafica e tanta potenza bruta. E se oggi questi elementi li date per scontato (e fanno perfino un po’ retrò), vi assicuriamo che al tempo fecero gridare al miracolo.
Non più codici criptici e caratteri, ma oggetti virtuali come metafora di quelli reali; una macchina incredibilmente semplice da usare e intuitiva oltre ogni immaginazione, creata dall’uomo per l’uomo della strada. Non era soltanto un prodotto innovativo, aveva una caratteristica in più: era anticonformista.
Ecco perché, nel famoso spot 1986 diretto da Ridley Scott e costato quasi un milione di dollari, i toni sono assertivi e addirittura profetici:
“Il 24 gennaio 1984 Apple Computer presenterà il Macintosh. E allora capirete perché il 1984 non sarà come 1984”
Un riferimento colto all’opera di Orwell e che richiama la distopia del Grande Fratello, un concetto che appare tanto indesiderabile quanto attuale. D’altro canto, i riferimenti culturali nella storia di Apple sono tutt’altro che incidentali; Steve Jobs venerava religione, cultura, filosofia, arte, era affascinato dal Giappone e riteneva utili tutte le esperienze della vita. Se Jobs non avesse seguito per piacere personale un semplice corso di calligrafia al College, racconta Walter Isaacson, il Mac non avrebbe avuto quei bellissimi font che hanno poi influenzato la storia dell’informatica fino ai giorni nostri. Come racconterà Jobs stesso nel celebre discorso di Stanford, alla fin fine si è trattato di “unire i puntini,” anche se al tempo non poteva ancora saperlo.
Il primo Mac aveva solo 128 KB di RAM, un processore Motorola 68000 a 8 MHz, un monitor da 9 pollici in bianco/nero con risoluzione di 512 × 342 pixel, un’unità floppy da 400 KByte, e costava l’equivalente odierno di 5.600 dollari. Praticamente un costosissimo nulla, se paragonato alla potenza che possiamo trovare in un orologio dei nostri giorni. Eppure, quel computer oggi esiste ancora, ha una personalità ben distinta da tutti gli altri prodotti analoghi ed è talmente noto e ubiquo da poter vantare comparsate ovunque, perfino nei Simpson e in Futurama. Ecco perché, secondo Schiller, è un computer “per sempre.” Tanti auguri Mac, e mille di questi giorni.
Chi volesse dare un’occhiata all’evoluzione del Mac nel corso degli anni può dare un’occhiata a questa bella infografica. Buona visione.