Nella nuova classifica delle società d’elettronica più verdi stilata da Greenpeace, Apple perde punti e slitta dal quinto al nono posto, non tanto per demeriti propri quanto piuttosto per l’intraprendenza dimostrata dai competitor. E se Nokia si aggiudica un 10 e lode e il gradino più alto sul podio, in fondo alla classifica allignano invece Microsoft e Nintendo.
Circa Cupertino, nel documento si legge:
Apple scende dal quinto al nono posto. I risultati positivi dell’azienda sono dovuti alla politica di eliminazione delle sostanze pericolose dai prodotti in commercio. Tutti gli articoli a marchio sono privi di PVC e ritardanti di fiamma. Apple, attiva sul piano politico, sta facendo pressione per dare più forza alla direttiva RoHS (Restriction of Hazardous Substances in electronics). La compagnia migliora anche nella copertura del suo programma di ritiro e riciclo dei prodotti a fine vita e, nel 2008, ha impiegato il 41,9 percento di plastica riciclata (+38% rispetto l’anno precedente). Sul piano energetico, Apple riporta le emissioni dell’intero ciclo di vita dei suoi articoli. Tra il 2006 e il 2007 ha ridotto del 3 % le proprie emissioni di gas serra.
Il problema principale di Apple, tuttavia, consiste soprattutto nella scarsità di trasparenza nella gestione delle sostanze chimiche e nella comunicazione con la catena dei fornitori, oltre alla mancanza di una chiara strategia per il futuro. In più, Greenpeace sottolinea come Apple abbia fin’ora evitato di prendere una posizione pubblica circa il supporto alle nuove specifiche RoHS 2.0 in materia di organoclorurati e composti bromati, nonostante un encomiabile sforzo nella riduzione del gas serra calato complessivamente del 3 % tra il 2006 ed il 2007.
E se ai primi posti delle società più virtuose capeggiano Nokia e Sony Ericsson, diametralmente opposte risultano le posizioni di Microsoft e Nintendo, rimandate all’edizione successiva dell’eco-guida. Acer ed HP guadagnano punti per merito dell’eliminazione dei ritardanti di fiamma e del PVC dai loro prodotti, laddove Samsung, Dell e Lenovo perdono posizioni per aver disatteso le promesse fatte in materia di eco-sostenibilità. Tra i dietrofront, il più clamoroso resta probabilmente quello di Toshiba, la cui catena di produzione non è variata nonostante le innumerevoli promesse in tal senso.