Ancora pochi giorni -fino al 31 gennaio- per acquistare uno degli ultimi Xserve ancora disponibili nei magazzini Apple. Le consegne, tuttavia, slittano addirittura ad aprile.
Acquistare ora un server già vecchio e vederselo recapitare tre mesi dopo non è il massimo, soprattutto per il target cui è destinato questo tipo di macchine, ma questo è lo scotto da pagare per un prodotto di nicchia che, secondo Steve Jobs, non vendeva a sufficienza. Una notizia che non ha mancato di sconcertare gli utenti professionali, tanto che era persino nata una petizione per tentare almeno di spingere Apple a più miti consigli.
In realtà, il piano “B” di Cupertino consiste nella sostituzione dell’intera linea con Mac Pro e Mac mini dotati di Mac OS X Server preinstallato: una decisione che mal s’adatta tuttavia a ambienti governativi, enterprise e aziendali di un certo calibro, non foss’altro che per il form factor fuori standard. In realtà più piccole, invece, il cambiamento è stato accettato con piacere.
E’ il caso della HPA Energy Lab di Waimea, alle Hawaii, che ha rimpiazzato tutti e 6 i vecchi Xserve con 8 Mac mini server. Il responsabile della struttura, Dr. Bill Wiecking, ha spiegato che non sempre è tutto oro quel che luccica. Un Xserve in standby consuma più di un Mac mini con HDMI a pieno regime:
L’intero laboratorio ora consuma meno corrente di un asciugacapelli. Non molti sono a conoscenza della faccenda.
E a riguardo, Wiecking non ha dubbi: il futuro è di dispositivi piccoli, portatili e con bassi consumi; coi Mac mini server, dunque, si sarebbe semplicemente portato avanti coi tempi. Il che è probabilmente vero, ma è anche vero che l’offerta attuale è inadatta alle attuali esigenze degli enti e alle società più grandi, c’è poco da fare.