Accadeva ieri: giugno 2005, quando il Mac passò a Intel

Molti WWDC fa, Apple annunciava al mondo un cambiamento epocale: il Mac avrebbe abbandonato i processori PowerPC per abbracciare Intel. E mai scelta fu più azzeccata.
Accadeva ieri: giugno 2005, quando il Mac passò a Intel
Molti WWDC fa, Apple annunciava al mondo un cambiamento epocale: il Mac avrebbe abbandonato i processori PowerPC per abbracciare Intel. E mai scelta fu più azzeccata.

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Nella storia del Mac ci sono state 3 grosse transizioni. In ordine cronologico, le danze sono state aperte dal passaggio dai processori Motorola 68000 ai PowerPC, cui ha fatto seguito quello ancora più importante da OS 9 a OS X. Poi, nel 2005, i rumors si condensarono in un annuncio storico che cambiò per sempre il mondo della tecnologia: sul palco del Moscone Center, la bellezza di 9 anni fa, Steve Jobs in persona si scusava per non essere riuscito a presentare un Mac Pro da 3.0 GHz o un PowerBook G5; ed è proprio per questa ragione che svelò invece il supporto alle CPU Intel.

I più giovani forse minimizzeranno, ma la cosa generò una grossa eco nel mondo dell’informatica; chi scrive ricorda con precisione il sentimento diffuso di delusione che serpeggiava (d’improvviso, l’utenza Mac era un po’ meno anticonformista), e il nervosismo degli sviluppatori (per non parlare degli azionisti). E non è un caso che Jobs ripetesse come un mantra che era solo un cambio di prospettiva, e che c’erano “ottimi prodotti PowerPC in uscita.” Fino all’anno prima, il PowerPC rappresentava il futuro; a distanza di pochi mesi mesi, era già dato per spacciato.

Leggi su Melablog nel 2005: È ufficiale, Apple passa ai processori Intel

D’altro canto, la roadmap portata avanti da IBM era incerta e molto modesta; Intel, invece, prometteva già al tempo prestazioni pari a 70 “unità di performance” (sic) contro le 15 del concorrente. In pratica, non c’era battaglia. Ecco perché Jobs fu costretto suo malgrado a dare inizio a questa terza pietra miliare, proclamando l’arrivo dei primi Mac Intel di lì a un anno, e la chiusura della transizione entro due o poco più. Tabella di marcia che, col senno di poi, è stata rispettata senza troppi intoppi.


Già, perché lo scoglio principale non era tanto quello dell’hardware: il vero macigno da rimuovere consisteva nel porting di OS X su Intel. Come diceva Jobs, però, OS X aveva “condotto una doppia vita segreta” e già allora ogni app di sistema era stata strutturata e sviluppata per funzionare su entrambe le piattaforme. E non parliamo di una Beta: OS X su Intel godeva anche di un notevole grado di stabilità.

Il resto è storia. Per alcuni anni si parlò molto delle potenzialità (e delle prestazioni) della virtualizzazione di Windows, contro l’emulazione, e ben presto anche questo passaggio fu dimenticato e assorbito dalla quotidianità. Fino al giorno in cui i Mac faranno un altro salto, e stavolta probabilmente verso ARM.

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Una curiosità. Pochi giorni dopo il WWDC 2005, emerse che Apple aveva registrato alcuni marchi, tra cui Mactel, Jam Box e Numbers. Per i primi due, per fortuna, non se ne fece nulla; l’ultimo, invece, divenne la famosa app di fogli di calcolo presente in iWork.

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