iCloud: una seccatura per Google, un'umiliazione per Microsoft

iCloud: una seccatura per Google, un'umiliazione per Microsoft


Quando era diventato ovvio che Apple si apprestasse ad esordire con un sistema di cloud computing, una delle curiosità più popolari tra gli addetti ai lavori era diventata quella di capire come Apple sarebbe riuscita a realizzarlo diversamente da Google, la più importante azienda di cloud computing al mondo. In questo caso, devo ammetterlo, la visione di Apple è stata diversa rispetto a quella di Google. Infatti è uguale a quella annunciata da Microsoft diversi anni fa.

Vediamo di approfondire un attimino. Google ha definito il cloud computing a supporto del web; Apple lo ha definito a supporto del software, utilizzando Internet in maniera del tutto invisibile all’utente finale. Tutti i servizi cloud che Google offre ai suoi clienti (email, scrittura di testi, fogli di calcolo e tutti gli altri) vengono erogati all’interno di una finestra del browser. Per Google, il concetto cardine della sua interpretazione di cloud computing è spostare i software nel web.

Per Apple invece, il cloud computing non sposta i software, li estende. Tutte i vostri dati, canzoni, email e documenti vari vengono automaticamente e invisibilmente sincronizzati evitandovi l’incombenza di dover fare copie di sicurezza oltre che garantendovi l’accesso ad essi da qualsiasi tipo di dispositivo e da qualsiasi posto. Per Apple, il cloud computing serve a rendere il software migliore.

Esattamente quello che Microsoft diceva da sempre, senza mai farlo davvero. Lo slogan dell’azienda di Redmond è sempre stato “Software plus Services”. Quelli di Microsoft, sembra strano, avevano capito prima di tutti che il software sarà sempre più ricco e interattivo di un’applicazione web. E avevano ragione, volete paragonare Microsoft Excel a Google Spreadsheet? Non scherziamo.

Quella di Apple e Microsoft è una visione alternativa a quella di Google e allo stesso tempo molto interessante poiché unisce i pregi del software e quelli della rete: la ricchezza e interattività dei software desktop con i vantaggi del cloud computing (auto-salvataggio, sincronizzazione, no backup, accesso da ogni dove).

Il problema di Microsoft è che hanno avuto più di 10 anni per realizzare una tecnologia simile ad iCloud e non l’hanno fatto. Nel frattempo Apple ci ha provato e riprovato, fallimento su fallimento: MobileMe e .Mac.

Per concludere, la questione è semplice. Per Google, iCloud è una gran bella seccatura, perché rende l’ecosistema iOS più appetibile rispetto ad Android. Per Microsoft, iCloud è umiliante. A Cupertino sono riusciti a fare quello che loro hanno pensato e mai fatto. Brava Apple! Speriamo che Microsoft non faccia lo stesso (l’errore di non passare ai fatti) con Windows 8.

[Via BusinessInsider]

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