Ormai siamo ben oltre il culmine dell’estate e con l’approssimarsi dell’autunno si avvicina anche inesorabilmente la prossima grande rivelazione di Apple. Manca infatti meno di un mese all’evento stampa previsto per il 9 settembre attraverso il quale la società di Cupertino presenterà il suo nuovo iPhone 6.
L’iPhone 6 ha raggiunto fasi finali del suo assemblaggio e del controllo di qualità e e tutto sembra essere in regola secondo le presunte tabelle di marcia.
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Naturalmente fino all’arrivo di quel fatidico momento c’è ancora spazio per le speculazioni, le voci non confermate e tutto quell’insieme di dati non ufficiali che generano una grande aspettativa.
Le ultime ci arrivano da un rapporto del Wall Street Journal ed hanno come argomento l’uso del vetro di zaffiro. Questo materiale sintetico è stato protagonista di numerosi rumors ed indiscrezioni ed ancora non sembra esserci nessuna certezza sul suo effettivo impiego.
Apple fa già uso del vetro di zaffiro in alcuni modelli di iPhone attualmente in circolazione, più specificamente come copertura del sensore per le impronte digitali Touch ID e per le lenti della fotocamera nell’iPhone 5S e 5C. Inoltre gli stabilimenti di produzione in Arizona sono già in al lavoro per la produzione di massa.
Alcune recenti notizie hanno però sollevato qualche dubbio sull’argomento suggerendo che verrà invece utilizzato come copertura per i display un materiale più resistente del Gorilla Glass ma non il vetro di zaffiro.
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La fonte anonima “informata dei fatti” citata dal WSJ ribalta ancora una volta le carte in tavola confermando nuovamente l’impiego dello speciale materiale con una limitazione. Il vetro di zaffiro verrà adoperato come copertura solamente per un numero limitato di modelli dell’iPhone da 4,7 e 5,5 pollici.
Naturalmente, sottolinea il redattore Daisuke Wakabayashi, la possibilità sussiste qualora Apple sia in grado di radunare sufficiente materiale. Una copertura di zaffiro ha un costo di produzione 16$, decisamente alto se comparato ai 3$ del Gorilla Glass di Corning e renderebbe dunque le presunte varianti “premium” più costose e sicuramente più rare.