La notizia che ha scosso Web e mercati nelle scorse ore è grossa, ma di una semplicità disarmante. Steve Jobs si è ufficialmente dimesso da CEO di Apple, lasciando come noto le redini nelle mani di Tim Cook. Il tonfo in Borsa, come al solito, riflette più l’avversione per il cambiamento che la novità in sé, anche perché l’inconfondibile marchio di Jobs sarà ancora palpabile per diversi anni a venire.
E’ vero che Apple, così come la conosciamo, è stata plasmata a immagine e somiglianza dello storico iCEO, ma è vero anche che altrettanto è accaduto ai suoi validissimi collaboratori; Tim Cook su tutti, ex chief operations officer, ha mandato avanti la società in tre distinte occasioni durante il congedo di Jobs per motivi di salute, ed è egli stesso internamente segnalato come uno dei responsabili del successo di Apple e della sua floridezza, ottimizzando come non mai la gestione delle forniture e dei ritmi produttivi. Certo, si dirà, ma Jobs era nell’ombra; cosa accadrà quando la sua guida verrà meno?
Difficile dirlo, ma un paio di argomenti sentiamo di averli. Innanzitutto, e come confermano diverse voci sul Web compresa quella di Mossberg, tutto cambia formalmente ma niente cambia realmente nel breve periodo. Si può addirittura affermare che nella sostanza sia stata formalizzata la situazione degli ultimi anni:
Fonti ben informate presso Apple affermano che (Jobs, n.d.A.) intenda rimanere coinvolto nello sviluppo dei principali prodotti e strategie, e che intenda restare un presidente del consiglio d’amministrazione attivo, anche durante il periodo in cui Tim Cook gestirà la società giorno per giorno come CEO.
Qualcuno azzarda persino che, nonostante tutto, potremmo ancora bearci dei maglioni neri di Jobs durante i prossimi keynote dedicati al lancio di iPad 3 o iPhone 5. Anzi, dovessimo azzardare, verrebbe da dire che tra alti e bassi, Jobs sarà molto presente per guidare la transizione definitiva. Infondo, non parliamo di un ingegnere con l’intuizione del Multi-Touch, ma dell’uomo che ha cambiato -per mezzo della propria volontà- la storia e il futuro dell’informatica, e mosso armonicamente una forza prorompente di 13.000 impiegati. Parliamo dell’uomo che ha creduto di rivoluzionare tutto, ancora una volta, con un telefono ripensato dalle fondamenta; dell’uomo che, parlando dell’iPad, lo descrive come “la cosa più importante che abbia fatto nella mia vita.”
Col MacBook Air che diventa sempre più un ibrido tra il comune PC e il tablet, e i rumor su una TV reinventata da Cupertino, ci aspettano ancora moltissimi “one more thing” nel breve e lungo periodo. Ciononostante, si tratta certamente una gran perdita, e di un momento triste per Apple e il resto di noi, ma consoliamoci: come gran parte delle sue azioni, anche nelle dimissioni Jobs sarà diverso da tutti gli altri CEO, questo è poco ma sicuro.