Con iOS 8 ha inizio l’era della domotica con la mela, e come è accaduto in altre occasioni, anche stavolta Apple farà il miracolo: riuscirà a rendere di massa tecnologie e funzionalità che fino ad oggi esistevano in modo disordinato sul mercato. Dopodiché, anche Google e gli altri si getternno nella mischia. Il copione è sempre lo stesso.
Qualche dato
Un recente sondaggio della Parks and Associates, condotto su 10.000 famiglie americane, rivela che il 37% del campione ha in programma di acquistare almeno un qualche tipo di dispositivo di domotica entro l’anno prossimo.
I gingilli più gettonati, ovviamente, sono le lampadine connesse ad iPhone tipo Philips Hue, seguite dai dispositivi per la cucina, dalle prolunghe smart, dalle finestre/tapparelle WiFi e infine dai termostati intelligenti e dai rilevatori di fumo. Ma nelle mire dei consumatori, pur se con minore frequenza, ci sono anche serrature Bluetooth, telecamere e addirittura sistemi di irrigazione controllabili da remoto.
Hai voglia ad aspettare Google
Prendete ad esempio Apple Pay, il sistema di pagamenti da iPhone; esiste da pochi mesi, laddove la controparte di Mountain View -Google Wallet- c’è del 2011. Fino ad oggi, però, non ha mai veramente attecchito sul mercato, né dal punto di vista dell’utilizzatore finale, né da quello degli esercenti. Ora che invece c’è di mezzo Apple, le cose hanno subìto un’improvvisa accelerazione; e mentre gli istituti di credito spingono i negozianti ad aggiornare i POS per supportare NFC, anche gli utenti Android sembrano accorgersi improvvisamente dell’esistenza dei pagamenti mobili, mentre Google già si sfrega le mani in attesa del boom incipiente.
Una volta -per esempio col primo iPhone, ma anche con iPad- si sarebbe ingenerato un vorticoso scetticismo da parte dei competitor (chi si ricorda le improvvide battute di Steve Ballmer? Le manfrine sull’assenza di tastiera fisica dell’iPhone? O i dubbi amletici sulle dimensioni dell’iPad?); oggi, invece, tutti si pongono in assetto di guerra, in attesa dell’onda d’urto, per poi iniziare a pescare anch’essi nei nuovi mercati mainstream creati da Cupertino.
Il mercato si prepara
Negli USA, le grandi catene stanno allestendo ampie porzioni di negozio in molte location per accogliere i dispositivi di domotica HomeKit. E visto che spaziamo dai termostati agli irrigatori, c’è da scommettere che sarà anche una sezione estremamente ricca e variegata. Parks and Associates scrive:
In particolare, Best Buy sta dedicando quasi 100 metri quadri in alcuni punti vendita per i grossi brand come Apple, Google e Honeywell, così da aumentare anche la consapevolezza nei consumatori e rendere i dispositivi smarthome una scelta popolare per i regali.
Già oggi, i termostati rappresentano la categoria più popolare col 27% di tutti i gingilli smart venduti nei primi tre trimestri dell’anno in corso; e se nel 2013 il 32% di tutti i dispositivi di domotica erano destinati ai regali, quest’anno i numeri saranno sensibilmente più grossi.
Le nostre previsioni
Non siamo analisti, né abbiamo la velleità di diventarlo, ma se proprio dovessimo fare le Cassandre, una mezza idea di quel che accadrà nei prossimi mesi e anni ce l’abbiamo già. Diamo per scontato, ad esempio, che all’inzio Apple la farà da padrona visto che ha aperto le danze; ma una volta che HomeKit e le tecnologie concorrenti si saranno diffuse a sufficienza, la maggior parte dei dispositivi smart sul mercato supporterà più protocolli; ciò significa che dell’intuizione di Apple beneficerà anche Google che intanto, giusto per portarsi avanti col lavoro, si è già comprata Nest.
Poi gli equilibri si ribalteranno, e Google si ritroverà con la fetta più consistente del mercato, esattamente come è avvenuto con gli smartphone e coi tablet. Le società nostrane che creano configurazioni sofisticate -tipo BTicino- resteranno circoscritte al mondo delle attività commerciali e dei grossi clienti, sempreché non si decidano a lanciare qualche prodotto HomeKit degno di nota sfruttando il know-how acquisito sul campo.
Infine, un accenno alla sicurezza. Non vorremmo fare gli uccelli del malaugurio, ma onestamente ci aspettiamo un po’ di turbolenze quando inizieranno a venir fuori bug, elementi di instabilità o minacce nei dispositivi e nel protocollo. Se il Touch ID fa cilecca è una cosa; ma se il bug riguarda la serratura di casa o il rilevatore di fumo, è un’altra, e questo fa davvero paura.
Insomma, ci sono dei rischi collegati a questa nuova moda, e non è sempre detto che tecnologia faccia necessariamente rima con sicurezza. Ma come si fa a resistere alla tentazione di dire a Siri: “Apri la porta e accendi i riscaldamenti”?