Intervistato da Forbes, il chief strategy and research officer presso Microsoft Craig Mundie si è lasciato andare ad una serie di considerazioni su Siri, sul suo funzionamento e sulla sua presunta rivoluzionarietà. Non sarebbe nulla di speciale, a suo dire, tanto più che Windows Phone 7 fa grossomodo le stesse cose da un anno ma nessuno ci ha ricamato sopra tutto questo marketing. Rivelazioni che ricordano sinistramente le inopportune canzonature di Steve Ballmer nei confronti di iPhone, colpevole di essere troppo costoso e perfino privo di tastiera. Déjà vu?
Mentre chiacchiera col giornalista -minuto 1:45, per la precisione- Mundie confessa l’inconfessabile:
La gente si è infatuata con l’annuncio di Apple. E’ solo buon marketing, ma almeno dal punto di vista della capacità tecnologica, occorre sottolineare che Microsoft possiede simili capacità nei suoi Windows Phone da più di un anno, fin dalla introduzione del Windows Phone 7.
Colpo di scena: sarà vero? E com’è che nessuno se n’è mai accorto? Ma ecco l’esempio chiarificatore:
Puoi prendere il tuo telefono e dirgli “invia un SMS a Eric” e dettare quello che vuoi dirgli, mentre viene trascritto. Puoi cercare qualunque cosa attraverso Bing pronunciando semplicemente delle parole. Voglio dire, è già tutto lì. Tutto perfettamente funzionante; è lì da almeno un anno.
Folle Google a temere Siri, dunque, visto che anche Android possiede grossomodo feature analoghe; eppure qualcosa non torna, ma nella mente riecheggiano le parole di Andy Rubin, vice presidente del comparto mobile per Mountain View:
Il tuo telefono è uno strumento di comunicazione. Non dovresti parlare col telefono; dovresti comunicare con qualcun altro che sta dall’altra parte del telefono.
Vagli a spiegare che Siri sta per spazzare via -con un moto che ricorda le rivoluzioni dell’iPod, di iTunes, di iPhone e di iPad- tutte le vecchie interfacce grafiche, ovunque ce ne sia la possibilità. Vagli a spiegare che FINALMENTE (chiedo scusa per il maiuscolo, ma quando ci vuole, ci vuole) presto potremo conversare con la tv in salotto e chiederle di riprodurre questa canzone o quel film senza mettere mano a complicatissimi telecomandi. Vagli a spiegare che Siri non è una lista di comandi preimpostati, ma un sofisticato algoritmo d’intelligenza artificiale in grado di comprendere il linguaggio naturale e le sue sfumature, di imparare e di ricordare, di trovare le informazioni che ci servono e di riorganizzarle in modo utile.
Ciò che sfugge ai competitor di Apple è che siamo solo all’inizio: c’è da scommettere che presto Siri farà presto il salto su una gran quantità di prodotti con la mela, Mac compresi. Sarà pervasiva, infinitamente utile, e permetterà di impartire comandi anche alle app di terze parti; anzi, teoricamente lo fa già. E’ la prossima pietra miliare dell’informatica dopo il Multi Touch, e questi quasi neppure se ne accorgono.