Non è il primo del genere e, c’è da scommettere, non sarà neppure l’ultimo. Un brevetto di Cupertino recentemente pubblicato dallo U.S. Patent and Trademark Office descrive una tecnologia di riconoscimento facciale che potrebbe in futuro sostituire lo “Slide to unlock” (“Scorri” in italiano). E almeno sulla carta, con maggiori garanzie di sicurezza rispetto all’omologo per Android.
L’idea è vecchia ma sempre affascinante: utilizzare la fotocamera frontale per riconoscere gli utenti e caricare eventualmente il profilo adeguato di volta in volta, senza codici o credenziali specifiche. E soprattutto senza un’interazione diretta. Apple afferma che, ad oggi, sono stati sviluppati sostanzialmente due modelli tecnologici di riferimento, uno “robusto” che tuttavia richiede un notevole apporto computazionale (e che quindi saturerebbe le limitate risorse del telefono) e un altro votato principalmente alla sicurezza; in quest’ultimo caso, tuttavia, pongono seriamente un problema le condizioni di luce ambientale.
L’approccio della mela, manco a dirlo, non ricade in nessuna di queste due categorie e si basa su una tecnica definitiva da Apple stessa “low threshold face recognition”, ovvero riconoscimento facciale a bassa soglia. Una tecnica che non stressa eccessivamente l’hardware e che soprattutto consente di effettuare la scansione del volto anche in condizioni di luminosità difficili, grazie a speciali sistemi di tracciamento dei toni della pelle e delle caratteristiche facciali di ogni individuo. Ciò, si legge nel documento, dovrebbe garantire una sufficiente affidabilità anche su dispositivi poco performanti come “smartphone, tablet, latopot e simili.”
Dovesse funzionare, rappresenterebbe una novità non tanto per la feature in sé, già presente e scarsamente funzionante su Android, quanto per la sicurezza che dovrebbe garantire. Su Android infatti non c’è voluto molto per dimostrare che bastava anche una foto per sbloccare il dispositivo, rendendo di fatto accessibile a chiunque i dati dell’OS; per questa ragione, Google è stata costretta a segnalare la funzionalità con il flag di “scarsa sicurezza”, rispettivamente all’ultimo posto dopo pattern, PIN e password. Su iOS però, almeno sulla carta e sempre che il brevetto si tramuti in realtà, le cose dovrebbero andare in maniera differente.