Tutto era cominciato con la vicenda Papermaster e un impianto accusatorio costruito dal Dipartimento di Giustizia USA, poi rirportato da alcune tra le penne più argute del Washington Post. L’ipotesi è che i colossi dell’high tech a stelle e strisce -Apple e Google in testa- si siano impegnate surrettiziamente a non pestarsi i piedi a vicenda con le assunzioni. Un accordo tecnicamente definito di “no-poaching” che tuttavia viola parecchie leggi antitrust tra cui lo Sherman Act e il Cartwright Act.
A quanto pare, almeno a dire del giudice della Corte di San Jose, c’è del fondamento nelle accuse mosse, e per questa ragione la richiesta di archiviazione avanzata dalle società coinvolte non può trovare accoglimento:
Il caso non si ferma qui… questo dibattimento sopravviverà alla richiesta di archiviazione. […] E’ difficile sostenere la tesi che non ci fosse una cospirazione dietro.
Ritorna dunque lo spettro del patto non scritto di cui parlammo nel lontano 2009; se nel dibattimento si dimostrerà che gli imputati si sono effettivamente accordati per limitare stipendi, assunzioni e mobilità del personale qualificato, molti dipendenti assunti tra il 2006 e il 2009 potrebbero ricevere sostanziosi risarcimenti. L’accusa traccia una cronologia ben precisa di eventi che macchia indelebilmente la reputazione dell’iCEO e che stride con i recenti propositi annunciati da Obama:
- Gennaio 2005 – i manager senior di Pixar, incluso Steve Jobs, abbozzano i termini di un accordo no-poach e li inviano a Lucasfilm
- Maggio 2005 – anche Apple e Adobe stringono un accordo simile
- 2006 – Apple e Google stringono l’accordo poco dopo che Eric Schmidt entra nel consiglio d’amministrazione Apple
- Aprile 2007 – Apple e Pixar fanno ulteriori accordi
- Giugno e Settembre 2007 – Google stipula accordi identici con Intuit e Intel
A cui occorre aggiungere la comunicazione fatta da Steve Jobs in persona all’allora CEO di Palm Edward T. Colligan, in cui scriveva che era necessario “fare tutto il possibile per fermare queste assunzioni competitive tra le società;” un’offerta rispedita al mittente con giustificazioni che mettono i brividi:
“La tua offerta a non assumere a vicenda gli impiegati delle nostre società, al di là dei loro desideri personali, non è soltanto sbagliata; è probabilmente illegale.”
E per sapere se Colligan aveva ragione, occorrerà attendere fino al giugno 2013, quando il avrà inizio il dibattimento vero e proprio.