Grazie a un codice “particolare” presente negli annunci pubblicitari Google ha monitorato la navigazione di milioni di utenti iPhone bypassando le impostazioni privacy di Safari.
Ancora una volta il tema privacy torna incandescente, dopo l’ennesima scoperta che smaschera sistemi che gestiscono in maniera tutt’altro che trasparente i dati personali degli utenti o il loro comportamento online. Contattato dal Wall Street Journal, Google ha immediatamente rimosso il tracking code e risposto in maniera ufficiale:
[…] Abbiamo sfruttato funzionalità di Safari ben note per fornire servizi attivati dagli utenti che hanno effettuato l’accesso in Google. È importante sottolineare che questi cookies generati dagli annunci pubblicitari non raccolgono informazioni personali.
Su Downloadblog viene spiegato come Google installasse cookie a lungo termine nonostante le impostazioni privacy del browser di Apple non lo permettano. Ma davvero Apple non permette questo tipo di tracking per il bene dei propri utenti?
Ce lo dice John Battellle sul suo blog: Apple tratta i propri utenti che utilizzano iOS anche solo per navigare come propri clienti e per questo cerca di limitare (Battelle usa il termine «soffocare») i competitor che tentano a loro modo di ottenere dati importanti per i propri interessi.
Chi ne esce sconfitto da questa disputa? Noi in primis, gli utenti finali, succubi pressoché impotenti e ignari della guerra combattuta dai giganti del Web. Un Web che dista sempre più dal concetto open definito (rincorso?) da tempo: controllo trasparente dei propri dati personali, del loro scambio, uso di standard liberi.