Ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dello sviluppo tecnologico globale degli ultimi 30 anni, e ha profondamente segnato il mondo della musica, dei film, del retail e molto altro. Ecco perché, non sorprende che Fortune dichiari Steve Jobs “il più grande imprenditore dei nostri tempi” in una classifica che contempla ben 12 nomi illustri.
Alla pagina dedicata, lo storico iCEO riceve tanti allori ma anche qualche onesta critica:
Le intuizioni di Jobs, il suo radar per le tecnologie emergenti e come si potesse metterle assieme per creare prodotti che egli stesso amava definire “insanely great”, in ultima istanza ha fatto la differenza. Per Jobs, scomparso l’anno scorso all’età di 56 anni, l’intuizione non era affatto una semplice sensazione di pancia. Per dirla alla maniera del discorso di Stanford, era semmai “l’unione dei puntini”; ovvero la capacità di scovare le relazioni tra esperienze eterogenee della vita e i cambiamenti nella tecnologia.
Sebbene risultasse spesso offensivo e malevolo contro le persone che si gettavano nel lavoro al posto suo, Steve Jobs rappresenta la quintessenza dell’imprenditore dei nostri tempi. Visionario, ispiratore, brillante. Volubile.
Le altre personalità che hanno contribuito in modo fondamentale a modificare i tempi in cui viviamo sono, nell’ordine, Bill Gates di Microsoft, Fred Smith di FedEx, Jeff Bezos di Amazon, Larry Page e Sergey Brin di Google, Howard Schultz di Starbucks, Mark Zuckerberg con Facebook, John Mackey di Whole Foods, Herb Kelleher della Southwest Airlines, Narayana Murthy di Infosys, Sam Walton della catena Wal-Mart e infine Muhammad Yunus della Grameen Bank.