Secondo uno studio della MoPub, il divieto di avvalersi dell’UDID imposto da Apple agli sviluppatori iOS rischia di strozzare i loro proventi. Si parla d’un pericoloso -24%.
Fino allo scoppio del problema privacy su iOS, l’UDID -ovvero l’identificativo unico degli iPhone- veniva comunemente impiegato per misurare con notevole affidabilità la portata e l’efficacia delle campagne pubblicitarie, e per remunerare di conseguenza gli sviluppatori. Poi, dopo la missiva di Schumer alla FTC e la lettera d’intenti firmata da Apple e altre quattro grandi società high-tech, le cose sono profondamente cambiate; e da allora, è iniziata la guerra alle app che accedono all’UDID, sempre più spesso bocciate senza pietà.
I risultati dello studio, benché di parte e non esenti da vizi di forma, sollevano un problema reale:
Gli sviluppatori che si avvalgono di UDID per misurare l’incisività delle campagne fanno circa 0,76 centesimi per migliaia di impressioni contro lo 0,58 centesimi per migliaia di impressioni di quelli che non lo usano. Lo studio tuttavia appare un po’ sospetto poiché MoPub per prima offre servizi di pubblicità che risentiranno della mancanza di dati UDID. Inoltre, lo studio non sembra tener conto del fatto che gli sviluppatori sono liberi di utilizzare un metodo alternativo per misurare le prestazioni che non impieghino UDID o altri meccanismi di identificazione dei dati personali.
Ma se è vero che esistono metodologie alternative, è vero anche che quasi nessuna fornisce lo stesso grado di affidabilità e precisione. Il problema in ogni caso è a monte. Lo spirito delle nuove linee guida di Cupertino non intende infatti impedire l’accesso all’UDID in sé: per evitare la bocciatura, basterebbe crittografare i dati e chiedere prima consenso agli utenti come vuole la buona creanza. Ed ecco che, con qualche piccolo accorgimento e senza rimetterci un centesimo, la questione si risolve da sé.