Le cose tra Apple e Samsung precipitano a vista d’occhio. Secondo i legali della mela, infatti, la società sudcoreana avrebbe distrutto una quantità non precisata di documentazione e mail che avrebbero potuto rivelarsi definitivi per la determinazione dei reati. Arrivano subito le smentite di rito, ma le cose per Samsung si mettono male: esiste infatti un precedente.
Col termine tecnico “spoilation of evidence” si intende una condotta negligente o intenzionale che porta all’alterazione, all’occultamento o alla distruzione delle prove rilevanti ad un procedimento legale, e questa è l’esatta accusa mossa da Cupertino. Vi sarebbero in altre parole delle discrepanze tra la quantità di file nominalmente depositati dai testimoni Samsung e quelli realmente ricevuti dalla parte avversa. Samsung, spiega Apple, aveva il dovere di preservare le prove rilevanti ma ha omesso di farlo per manifesta malafede; da ciò si può inferire che la documentazione scomparsa avrebbe avvantaggiato la mela, e che -se la giuria dovesse ritenere Samsung colpevole- tale infrazione era “intenzionale, volontaria e priva di riguardo nei confronti di Apple.”
Il problema è che Samsung non è nuova a questo tipo di pratiche. In un’altra causa, quella contro Mosaid Tecnologies, il giudice ha già stabilito infatti l’esistenza d’un vero e proprio protocollo interno per la rimozione delle mail scomode entro due settimane dalla loro creazione o ricezione, senza contare l’ostruzionismo praticato a tutti i livelli già appurato dalla stessa Fair Trade Commission coreana (KFTC) nel 2011. In una delle mail scampata al presunto oblio coatto, il campo del Team della Strategia di Prodotto Samsung ordinava esplicitamente un “confronto fianco a fianco dei prodotti Samsung e Apple per le presentazioni di design;” se le accuse trovassero conferma, sarebbe impossibile stabilire l’esistenza di altri messaggi simili, con un evidente danno per una delle parti.
Samsung ha ovviamente rispedito il pacchetto al mittente, chiedendo però al contempo un dilatamento dei tempi per preparare un documento ufficiale di risposta. Ma la preoccupazione è che ciò possa indispettire ulteriormente il giudice Koh, già innervosita a sufficienza per il gigantismo dei rispettivi impianti accusatori; insomma, per colpa di Samsung si rischia seriamente che saltino le udienze già stabilite e ciò, volenti o nolenti, non fa gioco ad Apple.
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