Aggiornamento del 18 febbraio 2016 – A cura di Rosario.
[related layout=”right” permalink=”https://www.melablog.it/post/188336/terroristi-san-bernardino-cosa-chiede-lfbi-e-cosa-non-fara-apple”][/related]Come previsto, il rifiuto di Apple alla richiesta di collaborazione da parte dell’FBI per entrare nell’iPhone 5c del killer di San Bernardino fa discutere. Dopo le parole di ieri di Tim Cook, la famiglia di un soldato britannico assassinato da estremisti islamici ha deciso di uscire allo scoperto, criticando la scelta della società di Cupertino.
Ray McClure, zio del defunto Lee Rigby, ha accusato Apple di “proteggere la privacy di un assassino, a costo dell’incolumità pubblica”. Il soldato fu ucciso nel maggio 2031 nei pressi della caserma di Woolwich, in Inghilterra, dove due uomini lo avrebbero ucciso per vendicare la morte dei musulmani a opera dei militari britannici. Ecco le altre parole di McClure:
“Su quello smartphone ci sono prove valide e Apple sta negando all’FBI di accedere a questa informazione. Non sopporterei di vedere nelle strade di Londra un altro omicidio come quello di Lee Rigby, non sopporterei di vedere un altro attacco come quello di Parigi. Quante altre vittime del crimine non sono consegnate alla giustizia a causa della posizione di Apple?”
Nel campo tecnologico, si sono invece raccolte le prime reazioni di supporto ad Apple: una di queste è arrivata da Jan Koum, fondatore di WhatsApp, che ha detto di ammirare Cook, mentre per il CEO di Google Sundar Pichai una cosa del genere creerebbe un pericoloso precedente. Pur comprendendo il valore della crittografia, McClure chiede però che ci sia un bilanciamento nella gestione di casi come quello legato alla strage di San Bernardino.
Via | Cnet.com
Crittografia iPhone, Apple risponde picche all’FBI
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Aggiornamento delle 12.00, a cura di Giacomo Martiradonna
A distanza di poche ore dalla richiesta formale dell’FBI di scardinare la sicurezza di un iPhone 5c, Apple prende una posizione molto netta. Non solo non creerà una backdoor nei suoi dispositivi, ma chiede ai cittadini di iniziare a mobilitarsi.
[related layout=”big” permalink=”https://www.melablog.it/post/151758/imessage-la-crittografia-di-apple-infastidisce-i-governi”]La robusta crittografia alla base di iMessage non piace al potere. Dopo i malumori del governo statunitense, ora anche in UK Cameron vuole la backdoor preferenziale.[/related]
Tim Cook in persona ha pubblicato una lettera aperta in cui spiega i motivi del diniego. Il governo degli Stati Uniti, scrive, ha “intrapreso delle misure mai viste prime che minacciano la sicurezza” dei suoi clienti. “Noi ci opponiamo a quest’ordine, perché ha implicazioni ben oltre il semplice caso legale da cui è originato.” Ecco perché, chiosa, “è il momento di aprire un dibattito pubblico, e desideriamo che i nostri clienti e la gente di tutto il paese comprenda cosa c’è in ballo.”
Gli smartphone sono diventati parte integrante della nostra vita, e conservano movimenti fisici e finanziari, ricordi, documenti, calendari, password e perfino lo stato di salute degli utenti: hanno la cronologia della nostra intera esistenza. La crittografia per proteggere queste informazioni diviene dunque imprescindibile.
Apple, ovviamente, è “scioccata e sconvolta” per i fatti di San Bernardino, e si è attivamente spesa per aiutare le forze dell’ordine a investigare sul caso, dando consigli e applicando ingiunzioni valide e coadiuvando perquisizioni laddove possibile. Ma questo è il punto oltre il quale non si va:
Abbiamo grande rispetto per i professionisti dell’FBI, e riteniamo che le loro intenzioni siano buone. Arrivati a questo punto, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere e a norma di legge, per aiutarli. Ma ora il governo degli USA chiede qualcosa che semplicemente non abbiamo, e qualcosa che consideriamo troppo pericoloso creare. Ci hanno chiesto di instillare una backdoor, un accesso segreto all’interno di iPhone.
Nello specifico, l’FBI vuole che creiamo una nuova versione del sistema operativo di iPhone che eluda diverse feature di sicurezza, da installare sull’iPhone ritrovato durante le investigazioni. Se cadesse nelle mani sbagliate, questo software -che ad oggi non esiste- avrebbe il potenziale di sbloccare qualsiasi iPhone.
E badate che non sono fisime da CEO ansiogeno. Se un simile software uscisse dalle segrete di Cupertino e venisse utilizzato da qualche malintenzionato, nessuno sarebbe più al sicuro; banche, attività commerciali, istituti finanziari e abitazioni civili. Decine di anni spesi nel potenziare la sicurezza degli utenti verrebbero buttati via in un colpo solo, in nome di un’interpretazione “senza precedenti” dell’All Writs Act del 1789, che autorizza la corte federale a emettere tutti gli ordini necessari o appropriati “in aiuto alle loro giurisdizioni e in accordo con gli usi e i princìpi della legge.”
Apple, conclude l’iCEO, non ha preso questa decisione a cuor leggero e si oppone all’FBI “con il più profondo rispetto per la democrazia e amore verso il paese.” Ma in ultima istanza, c’è il timore che queste richieste finiscano col “minare la stessa libertà che questo governo è chiamato a proteggere.”
Strage di San Bernardino, Apple dovrà aiutare l’FBI ad accedere all’iPhone 5c del killer?
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[related layout=”right” permalink=”https://www.melablog.it/post/188094/gli-hacker-offrono-fino-a-20-000-euro-per-corrompere-gli-impiegati-apple”][/related]Un giudice federale americano ha ordinato ad Apple di aiutare l’FBI nell’ottenere accesso al telefono iPhone 5c posseduto da Syed Farook, uno dei killer della strage di San Bernardino. Secondo i documenti custoditi in tribunale, la società americana avrebbe infatti rifiutato di aiutare in modo volontario, costringendo quindi le autorità a ricorrere alle vie legali.
Nel dettaglio, il giudice ha chiesto ad Apple di fornire “un’assistenza tecnica ragionevole” per recuperare i dati dall’iPhone 5c del killer, permettendo al personale dell’FBI al lavoro sul caso di bypassare la funzione di cancellazione e inserire un numero illimitato di password per sbloccare il telefono. Adesso, l’azienda di Cupertino avrà cinque giorni per rispondere, fornendo le proprie giustificazioni nel caso in cui la richiesta non sia fattibile.
La richiesta di aiuto nasce dai dati provenienti da un backup su iCloud di Farook, salvato un mese prima dell’attacco a San Bernardino. Secondo l’FBI, le informazioni conterrebbero importanti comunicazioni effettuate sia con le vittime che con la propria moglie, coinvolta nell’attacco. Da quel momento, però, il criminale avrebbe disattivato il backup su iCloud, nascondendo altre informazioni che potrebbero risultare cruciali per l’indagine.
A detta di Apple, entrare in un dispositivo dotato di iOS 8 o successivo è praticamente impossibile. La richiesta delle autorità federali, però, è come dicevamo quella di permettere un numero illimitato di tentativi di login per sbloccare l’iPhone 5c di Farook. Staremo a vedere cosa risponderanno da Cupertino.
Via | Macrumors.com