In seguito a una serie di violazioni sulle norme del lavoro, in via del tutto eccezionale e come segno di buona fede, Bloomberg ha avuto accesso ad uno degli impianti Pegatron in cui si sfornano iPhone. È uno dei luoghi più riservati del pianeta, e i dettagli che emergono sono sorprendenti.
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La struttura in cui Pegatron Corp. sforna gli iPhone che utilizziamo ogni giorno è immensa: sorge nell’area di Shanghai, copre un’area pari a circa 90 stadi e dà lavoro a oltre 50.000 persone. E la stampa vi ha avuto accesso per la prima volta solo ora che le violazioni su impiego minorile e straordinari illegali sono un triste ricordo del passato.
All’interno del Campus c’è una stazione di polizia, una di pompieri, e perfino un ufficio postale. Tra le strade interne si muovono shuttle bus, costeggiando prati, laghetti koi e enormi caffetterie. Per accedere alla struttura, gli impiegati si servono di badge all’entrata e di scanner facciali: ciò rende impossibile effettuare troppi straordinari.
Poi, passano attraverso metal detector per individuare macchine fotografiche o telefoni con foto scottanti, oppure materiali provenienti dalla fabbrica. Le scale sono tutte coperte di reti di sicurezza per impedire i tentativi di suicidio; alla fine di lunghi corridoi, gli impiegati raggiungono gli spogliatoi, dove infilano bustine blu sulle scarpe e, con precisione marziale, alle 9.20 sono tutti allineati per iniziare la giornata.
Buon giorno!” gridano all’unisono sotto lo sguardo attento del Sindaco, a cui si uniscono i sovraintendenti di turno tenendo in mano iPad rivestiti alla bell’e meglio di nastro isolante nero. Ispezionano i lavoratori. Sei minuti dopo, sono tutti sui piani di produzione, assemblando gli smartphone che scorrono veloci sui nastri.
Risolta la faccenda degli straordinari fuori contratto, il problema di fondo comunque resta: gli impiegati sono costretti a lavorare di più per sopperire ai bassi salari. E così, spiegano dal China Labor Watch, le 80 ore mensili concesse non bastano ai più.
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Le cose sembrano parecchio cambiate rispetto agli scandali di soli due anni fa, ma ci si domanda se non siano solo novità di facciata. “Il fatto che lascino entrare un reporter,” si legge sul giornale, “mostra che stanno rispondendo alla pressione esterna e che cercherò di essere più trasparenti. Eppure non ci stanno dicendo ancora di più su come gestiscono i loro affari, e l’intero sistema occupazionale.”