È da oltre due anni che Apple è entrata nel mercato della domotica, eppure HomeKit non decolla. Amazon, invece, ha scelto una strada completamente diversa, e rischia di avere molto più successo.
[related layout=”big” permalink=”https://www.melablog.it/post/189691/apple-homekit-la-domotica-su-iphone-non-decolla”]A quasi due anni di distanza dal lancio della piattaforma di automazione domestica di Apple, HomeKit ancora non decolla. Anzi, la prossima rivoluzione della mela sembra quasi ferma al palo.[/related]
La domotica di Amazon, compatibile con Amazon Echo e Alexa, è stata introdotta più tardi eppure già vanta un numero molto maggiore di dispositivi compatibili rispetto ad HomeKit. Come è stato possibile un simile sorpasso? La risposta sta tutta nella differenza di approccio sul tema tra le due società.
Apple ha scelto sicurezza e facilità d’uso; per rendere compatibili con HomeKit i propri gingilli, un produttore deve prima acquistare uno speciale chip che costa 2$, oltreché specifici chip Bluetooth e WiFi. Dopodiché, deve inviare un prototipo a Cupertino per i test estesi, e questa fase può durare da 3 a 6 mesi, il tutto nella massima segretezza ovviamente.
Amazon, dal canto suo, richiede semplicemente l’invio di qualche riga di codice. La supervisione viene fatta in pochissimi giorni, e il costo è nullo. Per ottenere la certificazione “Works with Alexa” invece basta inviare il prodotto finito ad un laboratorio partner, e l’ok arriva al massimo entro 10 giorni.
Sarà anche pignolo, ma l’approccio di Apple garantisce molta più sicurezza, e in più fa sì che la configurazione funzioni in pochi istanti, senza assilli per l’utente. Un ingegnere Incipio, intervistato da Reuters, ha spiegato Apple “garantisce un’esperienza utente molto migliore” perché funziona anche offline. “Sono riusciti a scovare dei bug nei nostri prodotti prima del rilascio che noi stessi non avevamo trovato nei test.” Tutta un’altra storia invece con Amazon:
Amazon sa che, a differenza di Apple, non può garantire la sicurezza dei dispositivi di terze parti. Un portavoce della società ha sottolineato che i comandi sensibili come quelli per lo sblocco della porta hanno uno strato di sicurezza aggiuntivo come ad esempio un codice vocale numerico.
Codice vocale che chiunque può sentire mentre lo pronunciate, vanificandone lo scopo. Dunque abbiamo un protocollo più robusto e sicuro che però è talmente complesso da scoraggiare i produttori (tant’è che dopo due anni di attesa, contiamo appena una webcam HomeKit, e pure costosa), e dall’altro un protocollo snello e sburocratizzato, a cui però non metteremmo in mano neppure l’apertura del frigorifero. Non c’è mai una via di mezzo, a questo mondo.