Su denuncia di Apple e altre società, il Dipartimento di Giustizia USA sta indagando sulle pressioni esercitate dai principali gestori mobili del paese nei confronti del GSMA, il gruppo che ratifica gli standard mobili; l’ipotesi è che abbiano usato la loro influenza per modificare le SIM virtuali a loro vantaggio (e dunque, a scapito degli utenti).
SIM e eSIM
La SIM Virtuale (o eSIM, SIM Elettronica) si differenzia da quella standard perché è integrata nella circuiteria, e resta lì per tutta la vita del dispositivo mobile. Le vecchie SIM, quelle che usiamo attualmente, sono state progettate invece per essere sfilate e infilate rapidamente all’interno dei cellulari, con l’idea di fondo di portarsele dietro ad ogni cambio di telefono. Oggi però non hanno più motivo d’esistere.
Da tempo il numero di telefono non è più legato alla SIM fisica, e può essere trasportato da una SIM all’altra con una procedura digitale; i contatti pure risiedono oramai sul telefono stesso, o sul Cloud, e non c’è nulla dal punto di vista della sicurezza che una SIM fisica possa fare meglio di un’omologa virtuale. Senza contare che una SIM fisica richiede tutta una serie di componenti hardware nei dispositivi che ne rendono impraticabile l’uso in certe categorie di prodotto, tant’è Apple Watch Series 3 monta per l’appunto una eSIM.
Apple agogna da anni questa tecnologia, per almeno un’importante ragione tecnica. In primis perché le consentirebbe di risparmiare spazio nei dispositivi (il che si traduce in telefoni e tablet più sottili); ma c’è anche una ragione di praticità e convenienza per gli utenti.
Invece della solita manfrina: andare in negozio, acquistare una SIM, farsi attivare il piano, comprare una ricarica e così via, potremmo cambiare piano tariffario e gestore direttamente via iTunes, in pochi secondi, e con pagamento elettronico. Una rivoluzione fluida che consentirebbe agli utenti di premiare i gestori e le tariffe migliori, a tutto beneficio della competitività e del portafogli.
Apple, tuttavia, ritiene che i carrier come AT&T e Verizon abbiano spinto il Gruppo GSMA ad approvare specifiche eSIM che favorissero i gestori, e limitassero artificialmente le possibilità di scelta del mercato. AT&T e Verizon infatti detengono da sole le fette più consistenti dell’utenza mobile USA, e dunque sarebbero state anche quelle a risentire di più dell’emorragia di utenti una volta che le eSIM fossero entrate a regime.
Per il momento, le indagini sono ancora in corso, e nessuno dei capi d’accusa è stato ancora provato; ma il rischio è che venga scoperchiato il classico vaso di Pandora, e le implicazioni saranno talmente di ampio respiro che avranno il potere di cambiare gli scenari anche qui da noi.