iPhone 5C e lavoratori: CLW denuncia pesanti violazioni da parte di Jabil Circuit

L'azienda statunitense Jabil Circuit è stata denunciata in un comunicato della CLW per reiterate violazioni dei diritti dei lavoratori ed in particolare di quelli che lavorano sull'iPhone 5C. Come reagirà Apple?
iPhone 5C e lavoratori: CLW denuncia pesanti violazioni da parte di Jabil Circuit
L'azienda statunitense Jabil Circuit è stata denunciata in un comunicato della CLW per reiterate violazioni dei diritti dei lavoratori ed in particolare di quelli che lavorano sull'iPhone 5C. Come reagirà Apple?

Aggiornamento di venerdì 6 settembre 2013, a cura di Ruthven

Il gruppo per la difesa dei diritti dei lavoratori cinesi, il China Labor Watch (CLW), ha diffuso un comunicato urgente nel quale vengono denunciati numerosi abusi sui lavoratori della fabbrica di Wuxi, di proprietà della statunitense Jabil Circuit, uno dei fornitori di Apple. Le accuse parlano di violazioni “etiche e legali” dei diritti dei lavoratori.

CLW accusa Jabil Circuit di non pagare regolarmente i propri operai cinesi; non stiamo parlando di alcune ore supplementari non pagate, bensì di milioni di dollari di salari arretrati o semplicemente non pagati dalla compagnia. Si tratta di una cifra da capogiro che deriverebbe dall’elevato numero di ore di lavoro svolto dagli operai di Wuxi: si parla di una norma di 110 ore mensili di straordinari, i quali sono spesso obbligatori. I problemi purtroppo non si limitano unicamente all’aspetto economico, visto che CLW parla anche di politiche di assunzione discriminatorie (età richiesta fra i 18 ed i 35 anni, assenza di tatuaggi) e di orari di lavoro massacranti (una sola pausa in un turno di più di 11 ore in piedi).

Il comunicato di CLW fa notare, come se questo fosse necessario, che tutte queste violazioni non sono in linea con i regolamenti interni sia di Jabil Circuit, che di Apple, la quale fissa norme anche per le aziende sussidiarie. Jabil Circuit ha anche ironicamente come motto interno: “Concentrarsi sugli impiegati. Rispettare. Riconoscere. Ricompensare“. Il numero di ore supplementari, richieste dalla Jabil Circuit per fare fronte alle prossime consegne di iPhone 5C, sarebbero troppe anche per lo statuto cinese che regola gli orari di lavoro, specifica CLW.

Nel caso le accuse di CLW venissero confermate, siamo di fronte a condizioni di lavoro allucinanti, portate avanti da un’azienda statunitense per soddisfare le richieste di un’altra azienda statunitense, la Apple. In tempi recenti, CLW aveva accusato Pegatron di violare le leggi sui diritti dei lavoratori in tre dei suoi stabilimenti: tra le attività illecite ci sarebbero l’impiego di operai minorenni, salari insufficienti, discriminazioni nelle assunzioni e condizioni di lavoro non dignitose. Pegatron è un altro fornitore di Apple come la Foxconn che, come saprete, è quello “storicamente” più bersagliato da accuse di violare i diritti dei lavoratori.

Si aspetta una reazione da parte di Cupertino che, nel luglio scorso, ha persino annunciato la formazione di un gruppo di controllo per le Responsabilità dei Fornitori, al fine di assicurare “condizioni di lavoro sicure ed etiche in qualsiasi luogo siano costruiti i dispositivi”.

CLW: ancora violazioni sui diritti dei lavoratori in Cina


Scritto da: Giacomo Martiradonna – giovedì 28 giugno 2012

Li Qiang, direttore esecutivo di China Labor Watch, ha inviato a Cupertino una nuova relazione sulle penose condizioni di lavoro degli operai in tutte le società asiatiche partner della mela. Le violazioni, infatti, sono ancora gravi e non riguardano esclusivamente Foxconn; anzi, lì tutto sommato si registrano lievi miglioramenti.

Il documento creato dalla CLW si intitola brutalmente “Oltre Foxconn: le ignobili condizioni di lavoro caratterizzano l’intera catena delle forniture di Apple” e racconta 132 pagine fitte di straordinari illegali, buste paga da fame (anche per i criteri cinesi), esposizione coatta a condizioni di lavoro pericolose e in generale di sfruttamento della forza lavoro [qui il file in formato PDF]. Tant’è che incidenti e suicidi in fabbrica non sono affatto circoscritti alle sole strutture di Foxconn, ma rappresenterebbero il minimo comune denominatore di questa realtà.

Al di là dei rischi per la salute e l’incolumità dei lavoratori, tuttavia, c’è un altro fenomeno molto discutibile che è passato completamente inosservato durante le ispezioni della Fair Labor Association, ovvero quello dei cosiddetti “dispatched workers,” o lavoratori a chiamata. Si tratta di personale che non ha alcuna relazione formale coi produttori -né quindi tutele o garanzie sul salario- ma che deve rispondere ai pesanti vincoli contrattuali imposti dalle società intermediarie. Rappresenta la quintessenza delle forme precarie di occupazione solo che, invece di essere remunerata di più per via dei rischi che comporta, spesso è legata a paghe mortificanti.

E intendiamoci, non è che il Job on Call di per sé sia un male; i contratti sono solo strumenti nelle mani delle aziende e degli imprenditori. Il problema però assurge allo status di piaga sociale quando colpisce il 90% della forza lavoro d’un intero distretto, come è nel caso di Suzhou. A Shenzhen questo valore cala al 70%, ma solo perché con tutte le pressioni internazionali che ha subìto, Foxconn è stata costretta a convertire i contratti in essere in qualcosa di meno impalpabile.

I lavoratori a chiamata non possono organizzarsi in gruppi o sindacati, non hanno limiti sulla quantità degli straordinari, e in caso di grane devono rivalersi con le società terze che li ha convocati, e non col produttore stesso. Alcuni hanno denunciato di aver dovuto effettuare 150 ore di straordinario mensile contro le 36 previste dalla giurisprudenza cinese in materia, e questo è solo un esempio.

C’è da sottolineare che, compatibilmente coi suoi interessi, Cupertino è di sicuro una delle multinazionali più sensibili al problema dello sfruttamento della manodopera. Purtroppo, la questione è infinitamente più grande di Apple stessa, e riguarda i diritti civili, il principio dell’autodeterminazione d’un popolo e le strategie macroeconomiche decise a livello globale. D’altro canto, contemplassimo anche la faccenda dei dispatched worker, la quantità di società in sintonia con gli standard Apple calerebbe drasticamente. Ed è su questo fronte che si può e si deve agire.

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